domenica, febbraio 25, 2007

ancora berto e consorte riscritti nell'auto di nori (con cadavere)

(riscrittura di Simone S. dalla riscrittura di berto e consorte nell'auto con nori)

UN CADAVERE DI TROPPO


Non potevo crederci che dopo tanto tempo mio marito si decidesse a fare una vacanza anche se solo per il fine settimana. Avevo preparato i bagagli con la massima precisione ed erano già pronti davanti alla porta dalla sera prima. Lui invece ha lucidato la sua vecchia due cavalli “ Sarebbe meglio cambiarla non pensi? “ gli avevo detto qualche giorno fa.
“ No cara, è un ricordo di quando eravamo fidanzati… E poi fin che va! “ mi aveva risposto
“ Almeno falla controllare da un meccanico prima di partire! “
“ Certo quando avrò tempo, cara, lo sai devo andare prima dal medico per me, sento sempre quel dolore insistente alla milza! “.
Si partiva, si prendeva l’autostrada, e ci si fermava al primo autogrill “ Cavolo mio marito non sa fare nemmeno i calcoli del consumo della benzina “ penso, ma poi capisco che voleva essere sicuro di arrivare a Modena. Mi ricordo che una mattina era arrivato in ritardo al lavoro e mi aveva raccontato che era colpa del segnalatore del livello del serbatoio ed era rimasto a piedi, allora penso che forse questa volta aveva visto giusto. In ogni caso io ne approfitto per sgranchirmi un pò le gambe e fare colazione. Ripartimmo, ma durante il viaggio evitavo di parlare con mio marito perché si finiva sempre col cadere in discorsi medici sulla la sua salute, preferì sentire un po’ di musica per radio che essendo in cinta mi rilassava. Ma la cosa non durò molto perché la machina faceva un rumore inquietante e poi cominciai a notare all’altezza del muso delle scintille.
“ Fermati caro, guarda che stiamo andando a fuoco! “
“ Non ti preoccupare lo fa spesso quando ingrano la quinta… Piuttosto mi preoccupa la spia rossa del cruscotto che si accende e si spegne in continuazione e non so cosa indichi! “
“ Essendo rossa nulla di buono suppongo… Perché non ti fermi? “.
Riusciva a fermarsi in una piazzola d’emergenza e si metteva a controllare il motore poi mi diceva “ Vado dalla collanina del SOS… Resta in auto!” con la voce sconsolata.
Tornava poco dopo “ Io questi totem non lì capisco, in ogni caso credo di essere riuscito ad chiamare il carro attrezzi! “
“ Lo spero bene! “ .
Arrivarono dopo un’ora i soccorsi, un uomo alto, barbuto uscì dal carro attrezzi controllò il motore e parlò con mio marito ma io non sentì quello che dicevano perché mi trovavo all’interno, ma dalla faccia depressa di mio marito capì che era grave. Così portammo la machina fino all’officina dove cominciò a sistemarla. Qualche ora dopo era pronta “ Sono cento per il guasto e cinquanta per il trasporto! “ dice l’uomo.
Per fortuna mi ricordavo dove era la carta dell’Aci che non ci fatto pagare il trasporto si trovava con le altre cose della machina nel bagagliaio. Aprendolo però ci fu una brutta sorpresa : un uomo morto. Cosa ci faceva un cadavere vestito da prete nella nostra auto? La risposta là abbiamo avuta dopo perché al momento c’era qualcosa di più importante: mi si erano rotte le acque.

fiction di mozzi con stile caron più personaggio femminile

(riscrittura di Mauro G.)

Posteggiò l’auto, una vecchia Uno color rosso, un rosso ormai sbiadito come i suoi sogni ,davanti alla chiesa.
La ghiaia scricchiolava soffice sotto le ruote della macchina e lei pensava , già pensava , forse nella sua vita avrebbe dovuto pensare di meno e agire di più.
Lei , una donna sulla quarantina dai capelli di un colore indefinito, per tutte le tinte che cambiava come avesse indossato una maglietta, ricordava quando aveva scaricato con una smorfia quel operaio scrittore , scrittore un poco fallito a dire il vero, per quei sentiti dire e per quella superficialità che per molte donne è come un cagnolino al guinzaglio che si portano appresso per tutta la vita.
Aveva trovato lui ,ragazzo integerrimo e soprattutto bene ,insomma uno che viveva comodo anche grazie alle conoscenze dei suoi, che gli avevano procurato una casa in affitto, e’ vero sempre in affitto, ma molto agevolato, insomma 163 euro per una casa di sei vani e mezzo erano buoni in attesa che i suoi avrebbero provveduto al meglio.
Ora era lì davanti alla chiesa in attesa di parlare con il prete per scaricarsi i molti rimorsi di coscienza che si portava dentro a quello cosa che molti chiamano anima.

Don Mario stava ancora levandosi i suoi paramenti sacri quando qualcosa disturbò il suo fare.
Qualcuno entrò in sacrestia.

Il fiato affannoso , quasi spasmodico tradì la sua presenza, ma nulla valse al suo fare, prese il sacerdote quasi di sorpresa , ritrovandosi alle spalle dello stesso.
Don Mario si era quasi girato, ma anche dimenandosi con tutte le sue forze non riuscì a liberarsi da quella morsa, lanciò un grido soffocato dalla sua stessa veste che si ritrovò in bocca, giù sempre più giù.
Non capiva, non poteva sapere perché,o forse si, ma sapeva che stava per morire soffocato dalla sua stessa tunica.

Il suo viso diventò rosso, sempre più rosso, poi violaceo, cianotico, aveva le narici chiuse ormai da un po’e i polmoni chiedevano aria ossigeno. Lui rimase avvinghiato al prete per alcuni minuti,quasi in una danza macabra che gli aveva fatti scivolare a terra, non voleva che fosse soltanto svenuto,ma voleva essere certo che la sua opera fosse compiuta fino in fondo, fino alla fine.
Pensava , pensava a che dire se fosse entrato qualcuno cosa avrebbe detto, cosa si sarebbe inventato,poteva dire che era svenuto, magari per uno sbalzo di pressione, il prete soffriva di ipertensione grave , lo sapevano tutti ,visto che andava spesso in ambulatorio per misurarsi la pressione perché non voleva e non credeva a quelle diavolerie elettroniche che consentivano a tutti una misurazione quasi precisa della stessa.
Ma ormai era fatta, tanto una volta sentita la notizia in tv nel telegiornale locale, tutto si sarebbe trasformato ancora una volta in finzione, perché ormai tutto è finzione, dalle belle modelle, alle veline che si mettono quasi esclusivamente con i calciatori, alle belle donne che cercano sicuramente e prima di tutto una vita più possibilmente comoda, per sfornare magari figli da usare come arma di ricatto o salvadanai viventi.
In chiesa qualcun altro avrebbe prese il posto sul pulpito e tutto sarebbe andato via via normalizzandosi e lui si sarebbe sentito bene, avendo ucciso un semplice attore di questa vita.
Rumori dei passi , la porta che si apriva e Daria che entrava.
Tutto si svolse velocemente , il grido di lei , lui che gli saltava addosso, la lotta, il candelabro che colpì la sua testa stordendolo e lei che in preda al panico scappo quasi miracolata .

Senza pensieri e sconvolta dalla scena che aveva visto uscì dalla sacrestia dopo aver preso un crocefisso da tavolo, quasi automaticamente da usare come difesa, ma inspiegabilmente una volta fuori dalla chiesa non prese l’auto , forse non ci pensò neppure impazzita dalla paura .
Correndo a perdifiato verso la piazza del paese per dare l’allarme, si mise a piangere ,forse liberandosi dei suoi rimorsi… qualcuno aveva aggredito il prete ...
Pensava , voleva e sperava che il prete fosse ancora vivo, ma la scena era inequivocabile, disteso con la bava che usciva dalla bocca , la veste appallottolata dentro in fondo ,quasi tutta a deformare il suo viso e lui sopra a tenergli le narici ,trionfante con un ghigno di piacere e soddisfazione. Nella mente e davanti agli occhi ancora quelle immagini freschissime che non gli facevano sentire la fatica di quella corsa a cui non era abituata essendo un’impiegata con una vita piuttosto sedentaria, a parte un poco di piscina.

Tutto sembrò perduto , l’aveva riconosciuto, sapeva chi era?
Non credo , non abitava in paese.
Si alzò vide dalla finestrella che dava sul cortile la macchina rossa ,allora ragionò subito ,doveva prendere quella auto fosse costato qualsiasi cosa, tanto la sua l’aveva abbandonata indietro fuori dal paesino .
I galli cantavano, cosa avevano da cantare i galli del prete, forse per la loro vita stessa visto che ormai morto il sacerdote nessuno avrebbe messo in padella quei stupidi pennuti senza la facoltà del volo.

Trovò le chiavi appese al cruscotto e questo gli facilitò il compito .
Non c’era nessuno, la chiesa si trovava su una piccola ascesa che dominava il promontorio da cui si vedeva un piccolo molo per barche di diporto, poi il paese che si stendeva in fondo alla costa chiuso fra il mare e le colline che traboccavano vista la stagione di vitigni con grappoli pronti per il raccolto.
Anche lui aveva raccolto , una soddisfazione padroneggiava dentro se , mentre i gabbiani con il loro stridere sembravano dirgli perché ?Ma lui sapeva perché dentro al suo pensiero sapeva …tutto era fiction, tutto sarebbe stato irreale quando ne avrebbero parlato televisione radio, specialmente quando il piccolo giornale locale avrebbe scritto il tutto.
Doveva far presto la ragazza gli era sfuggita.
Prese il corpo del prete e non senza fatichi riuscì a infilarlo nel portabagagli, non c’erano altre macchine nel piazzale e tutto sommato a parte i graffi che aveva nel viso poteva andare tutto bene…
Mise in moto e si punto il muso dell’auto verso la strada provinciale dalla parte opposta del paese poco lontano.

Riscrittura di Berto dal punto di vista della moglie

(ricrittura di Renato L.)

Dio mio! Siamo fermi! Meno male che c'era questa piazzola. La macchina ha qualcosa e lui di sicuro non capirà cosa. Io come sempre gli avrò detto di farla controllare, sicuramente, anche se di fatto non me lo ricordo. Io gli dico sempre tutto, è lui che non fa le cose, e poi non ho la patente, non me ne intendo. Meno male che dopo sua madre ci sono stata io ad insegnargli tutto, anche se non mi ringrazia mai!
Strano però.
Lo vedo terrorizzato.
"Che succede, tesoro?"
Perché suda freddo? Perché scruta nella direzione da cui siamo venuti?
Lo scuoto un po' ma lo vedo assente. Devo agire io. Per prima cosa apriamo il bagagliaio e prendiamo i ferri .......... ma ..... cosa ... Oh signore, è impazzito, sembra matto! Mi ha dato uno spintone. Adesso ho paura anche io.
"Che cosa fai?"
"Lascia stare! Entra in macchina, faccio io!"
Cafone, se inizia a trattarmi così lo lascio, prepotente imbranato!
Eccolo che apre il cofano e controlla il motore. Visto che è tanto in gamba, che faccia da solo! Saremo rimasti senza benzina perché la sua salute da moribondo non gli ha mai permesso di far riparare l'indicatore. Teneva il conto a mente, il nuovo Pitagora! Sarà meglio chiamare il carro attrezzi.
"Allora, puoi farci qualcosa?"
"Non lo so, lasciami fare!"
"Hai almeno capito cos'è successo?"
"Forse"
"Guarda, chiamiamo il carro attrezzi e facciamola finita"
"No!"
Ma che gli prende?
"Guarda che il carro attrezzi non è mica un mostro!"
Ah, ecco una macchina della polizia! Che bello, si fermano! Meno male! Siamo salvi! Ci aiuteranno di sicuro! Ma perché adesso si è messo a tremare?
"Avete qualche problema, signori?"
"Si, siamo fermi .... la prego, ci aiuti?"
"Volentieri, signora, ma prima dovremmo rivolgerle qualche domanda"
Domande a noi? E perché gli altri tre ci circondano ed uno ha un mitra?
"Ma cosa ........ quali domande?"
"Domande a suo marito. Ci dica signore, ha effettuato una sosta all'autogrill due ore fa?"
"Non avete il diritto .... !"
"Vuole seguirci in centrale?"
"Sì, mi sono fermato e abbiamo mangiato lì"
"E quanto si è fermato?"
"Pochissimo, un quarto d'ora, il tempo di mangiare qualcosa"
Ma che dice, perché mente? E' sparito per tre quarti d'ora.
"Le telecamere di sorveglianza la contraddicono, signore. Si è fermato dalle quindici alle sedici e quaranta. A fare che cosa?"
E' impallidito, che succede, che succede?
"Di cosa lo accusate?"
"E' solo un accertamento signora, un semplice controllo. Poco prima del vostro arrivo una famiglia si è fermata nello stesso autogrill e la figlia quindicenne è scomparsa nel nulla dopo essersi recata ai bagni. Una ragazzina bionda in abiti sportivi alta sul metro e sessanta. L'avete notata?"
"No, io no"
"E suo marito?"
"Neppure io! Non ne so niente!"
"Durante la sosta si è recato nei bagni dell'autogrill signore?"
"No!"
"Questo portafogli è suo, signore?"
"Mi pare ....... "
"Di si?"
"S-si, la ringrazio"
"Sa, lo abbiamo trovato nei bagni dell'autogrill"
Ma, perché fa quella faccia e non risponde? Oh dio, sviene! Ed ora scappa? Gli saltano addosso, che fate, qualcuno mi spieghi, mi dica, impazzisco!
"Ci dia le chiavi signora"
"E-eccole"
Apre il bagagliaio, è rimasto di sasso, gli fa mettere le manette, ma cosa c'è dentro quella macchina maledetta? Non c'è nulla, nulla, niente, non c'è niente, ne sono sicura, certa, non può esserci niente, è un equivoco, cose che capitano, si, che capitano ma noi li scusiamo, fanno solo il loro lavoro, un piccolo controllo e l'equivoco e chiarito, la mia vita non è distrutta, no, è impossibile, è il periodo delle vacanze, questo succede solo nei film, questa è la realtà, ora mi avvicino e glielo chiedo.
"Cosa ..... ?"
Dio ti prego, Dio ti prego, Dio ti prego!
"Lasci stare signora. E' meglio che non guardi"

berto e consorte un auto di nori

(Riscrittura di Antonia A. del testo di Monica R.)

Esiste qualcosa di più normale che percorrere un'autostrada diritta da Bologna a Modena per raggiungere una combriccola di vecchi amici e far festa perché due di loro si sposano? Forse in una normale giornata d'inverno con la brina che copre i campi ancora addormentati, in compagnìa di un marito dal comportamento lineare, né muto né troppo loquace, adagiati sui sedili anatomici di una moderna e confortevole autovettura, può darsi. .. per tutti, ma non per me. Per cominciare, io non ho quel genere di marito e neanche quel genere di macchina. Niente di strano, s'intende, se la vecchia due cavalli che non ne può più, ogni tanto s'inceppa. Niente di strano se quella mattina di gennaio Giovanni, mio marito, mi chiede di prendere il volante con quella sua aria a mezzo tra l'imperioso e l'implorante che m'impedisce perfino di avere qualsiasi reazione di stizza. Lui , quasi mi avesse letto nel pensiero, si giustifica con la descrizione di una variante dei suoi infiniti quanto irrisolvibili acciacchi. - Oggi sento che sto per avere una delle mie coliche renali, forse più brutta del solito. Non ce la faccio a stare in piedi e nemmeno a guidare.- Dice lui con aria afflitta. Se dovessi prenderlo alla lettera non mi muoverei mai di casa e cercherei di stipulare un contratto vantaggioso con la Croce Rossa per l'uso a tempo indeterminato delle sue ambulanze. Non importa se io sono leggermente incinta e soggetta a improvvise nausee, no, perché solo lui può essere malato e poi, se glielo faccio notare, è capace di rispondermi " Quando mai la condizione di gravida è stata considerata una malattia?" Il suo esaurimento nervoso combinato con la storia del rene mobile, invece, è una specie di vaccinazione contro qualsiasi tentazione altruistica .Di tutta questa storia, quello che m'infastidisce di più è che io devo sempre lasciare a lui la parte dell'incompreso ed è anche vero che, oltre al fastidio, io provo un'autentica pena per la sua sofferenza che c'è, non è inventata. Con tutti questi pensieri addosso, mi sobbarco così mio malgrado il carico del vecchio macinino. E' già un sacco di tempo che la spia della benzina non funziona e questo, già di per sé, mi mette in ansia, così preferisco riempire il serbatoio onde evitare di rimanere a secco. Io cerco di prevenire, dove posso, ma non è mai abbastanza, i guai mi si appiccicano addosso come le mosche alla carta moschicida. Concentrata sulla guida, diretta al raccordo autostradale, non posso fare a meno di avvertire, anche se in realtà non lo vedo, lo sguardo indagatore di Giovanni . Le sue pupille a capocchia di spillo mi trapassano il profilo come una stilettata per andare oltre, a guardare il cruscotto senza vita, e dirmi poi ancora una volta che lui sta male e non può farsi carico anche delle pietose condizioni di una macchina che io mi ostino a non far rottamare e nemmeno a portare da un buon meccanico, cosa assai più facile che trovare un buon dottore. - Tuttavia, malgrado tutto, è partita!- Dico io con evidente stizza. Lui ritorna di profilo come prima e assume un' aspetto di sfinge o, forse, di bambino con il broncio, che è il suo solito modo di non risolvere i problemi. Tutto questo avviene prima del "fattaccio" che cambierà mio malgrado il corso delle cose, lasciandomi completamente diversa da come ero partita. L'autostrada sembra fatta apposta per trasformare in nevrotiche-ossessive anche le persone più normali. Intanto ti stravolge il senso dell'orientamento eliminando qualsiasi punto di riferimento ordinario. Scompaiono le case, gli alberi vengono schiacciati lontano sulla linea dell'orizzonte, la presenza umana è come risucchiata via dalla striscia grigia d'asfalto, il ciglio della strada diventa una corsia d'emergenza e già il nome t'induce a pensare all'infinita varietà di cose che ti potrebbero capitare. Poi, se davvero ti capita qualcosa, a chi puoi chiedere aiuto? Al posto di qualcuno c'è sempre qualcosa, come le colonnine dell'esseoesse. Io le guardavo sempre con terrore, perché non le avevo mai adoperate e mi chiedevo ·se, parlando al telefono, qualcuno mi avrebbe risposto e, se sì, cosa dovevo dirgli? Ero sicura di potergli indicare il punto esatto in cui mi trovavo o, nel panico, avrei dimenticato perfino il tratto autostradale che stavo percorrendo? Il dubbio, quel giorno mi venne malauguratamente risolto nel giro di pochi minuti che mi sarebbero sembrati eterni. Infatti la mia "vecchia", a neanche cinque minuti dall'ingresso in autostrada, decise improvvisamente di fermarsi borbottando qualcosa con scoppiettìi e mandando lampeggi strani dal cruscotto improvvisamente resuscitato. Ebbi a malapena il tempo d'infilarmi nella corsia d'emergenza. Poi, a macchina ferma, mi accorsi che uno strano silenzio avvolgeva lo spazio intorno a me. Qualcosa d'irreale dentro la due cavalli si sommava all'irrealtà dell'autostrada. Mi girai di scatto verso Giovanni. Da quanto tempo non parlava? Mi ricordai di avergli sentito dire "Maria, mi butto un po' giù il sedile per dormire, chiamami quando siamo arrivati.", cosa che avevo preso con un certo sollievo, dato il muso che mi teneva. E poi basta. Lo toccai e, con un terribile presentimento, lo chiamai ripetutamente non potendo fare a meno di notare l'immobilità del suo viso pallidissimo. Quando gli diedi un spinta leggera per farlo risvegliare, il suo corpo pesante si piegò tutto sulla destra andando contro la portiera con un rumore sordo. Allora dalla mia bocca uscì un urlo così forte da spaccarmi il torace e sentìi il mio corpo agire da solo come animato da una forza che non mi apparteneva. Mi vedevo andare alla ricerca del primo esseoesse e non c'era nessuna cornetta del telefono, ma due pulsanti, uno con il disegno del carro attrezzi, l'altro con il disegno dell'ambulanza, e io dovevo schiacciarli tutt'e due. Lo feci, e automaticamente le mie gambe mi riportarono al punto di partenza, dove sapevo che avrei trovato nella mia macchina un cadavere che non volevo vedere. Arrivarono quasi contemporaneamente l'ambulanza e il carro attrezzi, anzi il carro appena prima, e io avrei quasi abbracciato l'uomo del soccorso anche se era un perfetto estraneo, un ornino piccolo con la tuta gialla e blù. - Se lo vedessi passare per strada in mezzo alla gente, lui vestito senza la divisa e io che vado al lavoro come ogni santo giorno, noterei soltanto che ha un brutto tipo di calvizie, di quella a chiazze che non ci puoi fare neanche il riporto.- Mi scoprii a pensare nel bel mezzo della tragedia, perché io faccio la parrucchiera e di queste cose me n'intendo.

sempre berto e consorte nell'auto di nori

(riscrittura di Michela B. della riscrittura di Giammauro)

Non posso crederci, bloccata qua col deficiente. Con almeno quaranta gradi e col prete impacchettato dietro nel cellofane.Ma alla fine è colpa mia eh, è colpa mia. Lo sapevo che non potevo fare affidamento su mio marito, nemmeno per il compito semplice semplice di fare 20 chilometri in macchina. Magari non sono così pochi i chilometri ma l'importante è allontanarsi il più velocemente da qui. Me l'ha chiesto lui non potevo dirgli no, non riesco mai a dirgli di no ... Mi sono fatta trovare in macchina già bella pronta, enorme ingoffata da questo vestito finto Prenatal da due soldi che mi ha regalato la stronza, che vuole risparmiare per comprare al nipotino un passeggino fa-vo-Io-so, eh sì cara magari questo delizioso vestito Io puoi sfruttare anche dopo che di sicuro non dimagrirai mica subito dopo il parto, cara ... tesoro ... Te Io faccio vedere a te e a quel figlio paranoico che hai allevato, io sono ancora giovane e attraente e ho tutte le mie cose al loro posto anche se dovrò darmi da fare con lo step come una pazza per rientrare nei miei jeans preferiti. Cosa credete che voglia rimanere tutta la vita a fianco di uno così che non sa nemmeno mettere le mani dentro un motore figurati su una donna. È che gli ho anche ricordato di fermarsi a fare benzina e di non fare il pidocchioso come al solito che il benzinaio lo guarda, e mi guarda, in un modo che voglio sprofondare. Si, voglio che mio figlio gli cresca il più lontano possibile. Lontano dalle sue fobie, dal rene mobile, dalla lacrimuccia facile e da quelle mani sempre sudate che si passa sui capelli ogni cinque minuti. Spero che il bambino non diventi come te gli dico solo per farlo sentire in colpa e per ricordargli che non c'è solo il mondo-poveroAldo ma che a due centimetri ci sono io incintissima con gli ormoni sballati e la vescica che non mi dà pace. Oddio non posso crederci, escono le scintille dal cofano, c'è pure del fumo da sotto il volante. Ma non accosta subito quando glielo dico io, no, lui sembra che se la sceglie con calma la piazzola come un cane si sceglie l'albero per pisciare. Ah ecco, questa gli piace, e scende anche a vedere e scuote la testa e allarga le braccia. No adesso, mi viene da piangere penso al casino che succederà se non ci muoviamo alla svelta da qui. Oddio, con questo caldo inizierà a puzzare. E se stiamo fermi magari si forma pure una pozza sotto, se gocciola. Devo mettergli fretta, gli dico del bambino, che nascerà in autostrada e intanto piango e penso al sangue e rido perché mi sembra tutto così irreale e finalmente fa qualcosa e chiama soccorso dalla colonnina. Non so, il tempo si è fermato, io forse ero svenuta o forse pensavo che non lo avrei più visto che non avremmo più fatto l'amore, ero paralizzata dalla paura che arrivasse la polizia, mi sembrava che il carro attrezzi non arrivasse mai. La canzoncina da chierichetto che mi rimbomba in testa è il modo del prete di farmela pagare, di farmi impazzire, in una attesa infinita tra la mia nuova vita e questa mano bagnata posata sulla mia.

la moglie di berto nell'auto di nori (con berto)

(riscrittura di Monica R. della riscrittura di Paola B.)


Questa mattina c’è il sole, mi sento proprio bene, le belle giornate mi danno la carica giusta. Se ripenso ad alcuni giorni fa, in autostrada, col mio compagno, nella “due cavalli”, che tragedia! Io gli ho detto di far benzina e di controllare che tutto fosse ok, ma lui pensa sempre ai suoi malanni, al mal di reni, all’ulcera duodenale, così ci siamo ritrovati con la macchina in panne a cercare disperatamente soccorso. Meno male che poi è arrivato il carro attrezzi che ci ha caricato e portato via. Adesso la “due cavalli” è come nuova, funziona tutto. La guido io perché sto andando a prendere il mio compagno. Mi sono tolta il vestito nero a pois rossi che detesto e mi sono infilata i jeans, più comodi, e la camicetta rosa. Così mi sento molto meglio. Oggi è una giornata speciale, ho preso una decisione importante. Eccomi arrivata, lui è già lì, cono la sua solita faccia depressa. Apre la portiera, ci salutiamo, si siede, silenzio. Partiamo. Gli parlo, gli chiedo le solite cose, se sta bene, se ha dormito, mi risponde a monosillabi. Fermo l’auto, lo guardo negli occhi e tutto d’un fiato gli dico che lo lascio. Nessuna reazione, una sola domanda. Il nostro bambino. Gli rispondo che lo tengo e che potrà vederlo quando vorrà. Di nuovo silenzio. Gli lascio la macchina, voglio tornarmene a casa in treno. Mi fermo e mi dirigo verso il bagagliaio, devo prendermi la valigia, apro e mi ritrovo davanti un corpo senza vita. Richiudo immediatamente il portellone e senza muovermi chiamo il mio compagno. Sono terrorizzata, non capisco. Il mio fidanzato si precipita verso di me, riapre il bagagliaio e fa anche lui la macabra scoperta. Ci guardiamo, non sappiamo cosa chiederci. Forse si tratta di un terribile sbaglio, di uno scherzo di pessimo gusto: ma che ci fa un morto nella “due cavalli”? Ormai ho perso il treno, ma non importa, risaliamo in macchina, ci viene da ridere. E adesso che facciamo? La cosa più logica è andare alla polizia e raccontare tutto; tutto che? Qualcosa, ci crederanno sicuramente perché abbiamo la faccia da bravi ragazzi ed io sono anche incinta! La “due cavalli” fila sull’asfalto. Noi due, intanto, parliamo, pensiamo, immaginiamo le domande e prepariamo le risposte. Pensiamo a quel corpo, chi era, cosa faceva, e perché fosse finito lì dentro. Forse è stato il suo omicida a infilarlo nel bagagliaio. L’avrà ucciso per gelosia o troppo amore? Si è fatto tardi, siamo arrivati davanti a un commissariato, scendiamo dall’auto mano nella mano, con un po’ di paura, pronti a raccontare …

venerdì, febbraio 23, 2007

storie che cambiano - compito per il quarto incontro

Il cielo in una stanza

Quando sei qui con me
questa stanza non ha più pareti
ma alberi alberi infiniti quando sei
qui vicino a me questo soffitto viola no
non esiste più io vedo il cielo sopra noi
che restiamo qui
abbandonati come se non ci fosse più
niente più niente al mondo
suona un'armonica mi sembra un organo
che vibra per te per me
su nell'immensità del cielo
per te e per me nel ciel.

(gino paoli)


  • riscrivere il testo come punto saliente di un documento dell’inquisizione spagnola ai danni di una donna creduta strega, i cui poteri sono appunto elencati nella loro potenza maligna
  • riscrivere il testo come una poesia haiku
  • scrivere un telegramma di risposta negativa punto per punto (es. no ti sbagli sei solo - è solo carta da parati ecc)
  • riscrivere il testo come un monologo breve di una donna (o di un uomo) che racconta alle amiche (o agli amici) che ha sto tipo che vede gli alberi e che è una palla e non sa come mollarlo
  • riscrivere il testo come un dialogo di una donna che cerca di sedurre il tappezziere che sta lavorando in casa sua
  • riscrivere il testo come filastrocca

riscrittura della riscrittura di simone (berto e moglie in auto)

(riscrittura di Giammauro G.)

Ero in macchina, ricordo, pensavo, e l’odore del gas e la presenza di quel corpo mi davano la nausea. Fortuna che non avevo dovuto fare niente. Io. No, solo trascinarlo x le gambe, aprire il portabagagli e controllare che non ci vedesse nessuno. Va beh.
In macchina però la nausea non mi passava, e lui guidava a scatti. Destra, sinistra, frenata. Sinistra, destra e questo non mi aiutava certo. Poi di colpo, perché di colpo si è trattato, mi sono ricordata che ero pure incinta. Sì, sì proprio incinta vero. Di un figlio di quest’uomo che viaggia in macchina con un cadavere. E mi è venuta voglia di biscotti. Non ci avevo mai creduto a sta storia che le donne incinta hanno sempre voglie strane. Però. I biscotti erano l’unico pensiero che mi faceva passare la nausea, persino l’odore del gas mi sembrava quello del bar al mattino. Quello delle brioches calde.
E così, ricordo, insistevo, fermiamoci, che ne sai tu di cosa ho voglia io. Tutto così. Comunque, ci siamo fermati. E meno male anche, perché il gas è quasi finito ci aveva detto il ragazzo dalla tuta sporca e l’odore di benzina sulle mani. E mio marito allora rideva, e raccontava che era anche arrivato tardi al lavoro una sera perché era rimasto senza gas. Il ragazzo faceva finta di ascoltare. C’era una ragazza su una cabrio di fianco. Pensava, credo, perché non mi è capitata quella invece di questo logorroico. Era stupido. Pochi centimetri sotto la bombola c’era un cadavere. Morto. Con qualche borsa sopra, ok, ma pur sempre lì stava. I biscotti li ho buttati via subito. Una sigaretta, mi sembra, forse un caffè, non ricordo. Un po’ di confusione, forse di sonno. In macchina ho anche dormito, sicuro. Modena, pensavo, mi sembra un bel posto. E poi, guardavo mio marito. Quaderno in mano, segnava i numeri del cruscotto. Sai, mi diceva, almeno non rischiamo più, mi diceva. Ed ancora gli tremava la voce, ricordo. Certo. Aprire il bagagliaio per fare gas e non ricordare di avere un morto. Solo perché l’avevo lasciato solo 5 minuti. Non di più. Gli ho preso la mano, gli ho sorriso, ricordo che ho pensato che mi ha sempre fatto tenerezza in quei suoi modi goffi. Imbranato. Poi siamo ripartiti, la vecchia Y10 si è messa a saltellare un po’, freccia a sinistra, un grosso camion ci ha suonato. Arrivava forte. Anche troppo, secondo me. E così, ci siamo ritrovati di nuovo su quella corsia, tutti e quattro, io, mio marito, il nostro bimbo nella pancia. E quel corpo nel bagagliaio. Morto. O almeno, così credevamo.

riscrittura della riscrittura di berto e moglie nell'auto di nori

(riscrittura di Francesca Curi)

Eccoci qui, in questa autostrada, il ronzio del motore mi culla, come le fusa di un gatto, ron, ron, ron, mio marito sta finalmente zitto, e riesco a godermi questi rari momenti di pace, piedi all'aria. Goduria!

Lo so, lo so, anche ad occhi chiusi, sta per aprire bocca, col solito tono lamentoso per dirmi che è maleducato, non da vera signora togliersi le scarpe e stare con i piedi all'aria appoggiati sul cruscotto, ma io ci sto così bene e me ne frego.
Sì, decisamente, me ne frego di lui, della sua piccola aria da opportunista borghese, del suo perbenismo di facciata, dei suoi malanni immaginari o reali…ah, potessi tornare indietro ai miei diciott'anni, quando viaggiavo, capelli al vento sulla spider di mio cugino Giovanni. Lui sì che mi faceva mettere i piedi all'aria, ed era una bellissima sensazione, capelli al vento, l'aria del mare che mi entrava a pieni polmoni, il sale sulla pelle, liberi e pronti per conquistare il mondo!
Invece adesso guarda qui come sono ridotta! A vent’anni ho sposato un Mario qualunque, perché piaceva tanto alla mia mamma, rimasta vedova. Un ragioniere di piccolo paese, grigio come un topo già a trent’anni, mezze maniche, il classico buon partito. E all'inizio mi piaceva anche, almeno un po'. Mi faceva sentire grande. Mi piaceva quella sua aria perbene, il leggero profumo di acqua di colonia, i completi di buon taglio, e poi... la prima volta che mi ha portato al teatro… insomma, io mi sentivo una vera signora. La pelliccetta, la borsetta lucida, i primi tacchi. Eravamo una bella coppia, dopotutto! E poi…

Toc! Toc! Toc Luuuuuisa tira giù quei piedi per favore, ti preeeego, ricordati che sei una signora, anche se non sembra. E non dirmi che lo fai per nostro figlio, perché così senti meno il dolore e il peso della pancia! Sto guidando pianissimo e … basta, smettila di fare quella faccia! Pensa a me, ai miei dolori, alla mia ulcera, cosa credi…ma mi ascolti? Apri gli occhi, perdinci!
Basta sono stufo. Lo so, lo so, Leopoldo, il tuo primo fidanzato , LUI si che era un gentleman, studiava da dottore, LUI, non era un semplice ragionere,come me, LUI, e non ti avrebbe fatto fare un viaggio così lungo su un'auto così vecchia, LUI,…ma non voglio tornare su cose già dette.
Lo sai, anche per colpa tua le spese sono state tante e ora anche questo figlio, e il mutuo, il mio lavoro che, per la mia malattia, insomma non è più lo Studio che aveva mio padre ai suoi tempi, capiscimi…e tu non hai certo le buone abitudini da donna di casa di mia madre!
Eh sì, e lui parla, parla, parla, in un soliloquio solitario e muto, frammisto a mugolii di dolore per la sua presunta malattia del rene mobile, insieme ad altre fandonie, che conosco già.
Ma dico io, se non avesse prestato tutti quei soldi a sua sorella, per quel debito di gioco, ora questa vecchia auto gialla sarebbe una bella nuova macchinina fiammante, e saremo già arrivati da un pezzo.

E ora, che succede? Ecco, l’auto sbotta, tossicchia, ansima, geme, proprio come il suo proprietario e infine si ferma, con un ultimo sussulto. In coma? Agonizzante? Morta?
Apro gli occhi con un sospiro. Cosa c’è, adesso?
Siamo fermi.
Nella disgrazia, ecco un piccolo miracolo: la colonnina del S.O.S., antica e fidata compagna di viaggio, tutta bottoncini colorati, è vicina. Siamo salvi! Arrivano i nostri.
Mio marito scende, sbattendo con violenza la porta, sbuffa, va alla colonnina, schiaccia tutti pulsanti, inveisce al vento, cercando un telefono che non c’è (ha sempre avuto problemi con la tecnologia….) e torna verso l'auto, grugnendo un ecco, sei contenta? Adesso puoi tenere i piedi all'aria finché vuoi, siamo fermi. L’ avevo detto io! E ora chissà se e quando arriva il carro attrezzi! Siamo mica in Svizzera qui!
Va bene, va bene, non siamo nella Svizzera della tua cara mamma, dove tutto fila come un orologio, le mucche fanno il latte a comando, il formaggio ha i buchi perfettamente tondi e gli orologi fanno cucù! Che palle!
Provo dirgli, con voce trattenuta, ma caro siamo vicini a Parma, vedrai che arrivano, bisogna… ma certo mi interrompe lui, siamo mica nel Burundi! E se siamo vicino a Parma, visto che devo trovare anche un bravo dottore, un urologo che mi rimetta a posto, già che ci sono faccio un bel controllo anch’io, oltre alla macchina! Ma chissà quanto costa e adesso tocca pagare anche questa riparazione e il meccanico…e il dottore!

Meno male che in quel momento arriva il carro attrezzi, ed è anche bravo il meccanico, ci fa anche lo sconto, forse impietosito dal fatto che c’è un bebè in arrivo, dalla mia aria disperata e dal fatto che mio marito sta facendo la solita Geremiade di tutte le spese che ha da fare, e gli ha fatto vedere la solita tesserina ACI scaduta da un anno, e il trasporto è gratis, solo € 250 per la riparazione. Alleluia!
Ma adesso stiamo bene, trasportati sul carro attrezzi, anche se …che strano, c'è un odore… un odore dolciastro, nauseabondo…ho anche un po' di nausea. Non so, non è che per caso mio marito si è dimenticato nel cofano qualche sostanza, con quella mania che ha lui di portare quando va in campagna i polli e le galline e il letame…magari hanno fatto qualche ricordino ! Ah, che schifo, e non se n’ è neanche accorto, ma si sa, gli uomini non sanno cosa sia l'igiene.

Ora siamo arrivati, tirano giù la macchina, già che ci sono controllo io, per non far brutte figure, vediamo un po’ il cofano, sì sì, la puzza viene proprio da lì, ma non riesco ad aprire, acci… mi si è rotta un’unghia, uffa, ecco, ci siamo, ecco fatto! Oddio, e questo.. cos’è o meglio.. chi è?
Non è certo una gallina!

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Michela B.)

E così mi trovo qui sul ciglio di quest’autostrada A10 giusto a pochi minuti dall’uscita di Varazze che invero non mi è più piaciuta da quando hanno avuto la trovata di metterci quelle macchinette mangiasoldi che non c’è l’addetto e se hai bisogno che ne so di chiedere un’informazione su una strada quello non c’è, a cinque minuti da quest’uscita robotica non capisco cosa non va la macchina è bell’e morta e pensare che mi sono anche fermato a fare benzina mia moglie insisteva tanto fermati lì urla quando scorge da lontano l’insegna gialla fermati dai che la conchiglia è una cosa così romantica da quando è gravida s’impressiona per queste cose così da nulla le viene fuori un entusiasmo io non mi ricordo neanche prima di quest’esaurimento se ero uno così che s’impressiona e grida uh che bello, comunque io decido che secondo i calcoli la benzina c’è e non c’è alcun bisogno di fermarmi ma poi fissando la conchiglia mi ricordo che da bambino facevo la collezione allora mi commuovo e metto la freccia, quando accosto il benzinaio mi parla strano, che magari è solo una mia impressione che da quando l’udito al padiglione destro si è indebolito mi dicono che succede di capire romapertoma o luccioleperlanterne ma sono sicuro che se non c’era quel tipo lì ambiguo magari mi facevo controllare i livelli e invece faccio solo il pieno di super ma non serve a niente perché sono qui bloccato con mia moglie che ora che è mia moglie non smette di molestami e ora singhiozza con i camion che fanno vento e la mia ulcera che si fa sentire sempre più e a un certo momento mi viene il dubbio che se avevo più forza per spingere l’acceleratore il motore non si ingolfava perché per colpa di quell’infiammazione al nervo sciatico la gamba non è più la stessa il nervo viene sollecitato e la gamba non si muove più bene anche se il luminare di alta medicina dice che secondo lui è da operare L5-S1 tranquillo eh che sono un luminare dice ma io non sono convinto perché certo dopo aver fatto tutto quel corridoio anche lui zoppicherebbe e magari mi operava senza la mutua di sicuro e spendevo una marea di soldi per niente che poi era la cosa sbagliata, e così mi sale l’ansia che posso rimanere con la gamba paralizzata qua sull’A10 aspettando l’addetto del soccorso che non so se arriverà mai perché schiaccio il pulsante arancione dalla colonnina robotica e parlo parlo ma non c’è nessuno collegato a rispondermi e resto qua terrorizzato e convinto della convinzione di non avere più il controllo di niente.

Riscrittura della riscrittura di Berto fatta da Michela.

(riscrittura di Gastaldi Stefania)

Mi domando cosa ci sto a fare in piena notte e piena gravidanza in questa piazzola della A10 direzione Ventimiglia sulla macchina che non parte, con un morto nel bagagliaio e un vivo sul sedile di guida che se non muore da solo tra poco lo ammazzo io, così un omicidio a testa e par condicio in famiglia. Dubito però che una crisi d’ansia lo possa mandare al creatore, rendendo in un colpo solo me una vedova prematura e mio figlio orfano ancor prima di nascere. E se è già difficile lo smaltimento di un cadavere, figuriamoci di due. Quindi animo amor mio,depresso nevrotico ossessivo e ipocondriaco, che neanche il delinquente riesci a fare come si deve : la macchina – almeno lei – non è morta ammazzata, è solo ingolfata. Basta aspettare un po’ e vedrai che riparte. E non provare a fiondarti sulla colonnina dell’ SOS : che gli racconti all’omino dell’ ACI, che la carne che sta nel bagagliaio è un quarto di bue arrivato fresco fresco dall’ Argentina pronto da mettere in gelatina? O gli vuoi spiegare che, sordo come sei, non hai sentito il custode che ti ha beccato con le mani nella marmellata ovvero la cassaforte della ditta, e non hai avuto altra scelta che fracassargli l’osso del collo con una chiave inglese? Lo so, lo so tesoro che l’hai fatto a fin di bene, che i soldi non bastano mai specie ora che la famiglia aumenta, con il mutuo da pagare e le parcelle spropositate dei migliori specialisti per le tue visite, e l’urologo, e l’ortopedico, e l’internista,e il neurologo, e l’otorino… Dai amore calmati, lascia che passi io alla guida e si fa quel che s’era deciso per sbarazzarci del carico. Poi potremo pensare a trovare le cure migliori per te, e se non ci piacciono i luminari nostrani possiamo andare anche in America, che là lo sai sono sempre più avanti.
Senti,senti, metti una mano sulla pancia: il pupo sta facendo le capriole. E anche se dall’eco non si è visto niente, speriamo che sia femmina.

giovedì, febbraio 22, 2007

Da domani inseriremo i compiti letti durante il terzo incontro e i materiali per la riscrittura di "Il cielo in una stanza" per chi mancava. Scusate il ritardo!

sabato, febbraio 17, 2007

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Monica R.)

Imbocco l’autostrada con la mia vecchia due cavalli che mi dà un sacco di problemi. Devo fare benzina, non so mai se ce n’è abbastanza perché il segnalatore del livello del serbatoio non funziona. Non posso mica restare a piedi, ho anche mal di reni e rischio una di quelle maledette coliche lancinanti che tsanno sempre in agguato. E poi c’è mia moglie, qui, accanto a me, che ha la nausea perché è incinta, ma è anche stufa di sentire i miei lamenti, così mi dice che sono matto, che devo mettere la testa a posto adesso che sto per diventare padre e infine che devo andare da un urologo. Mi sento l’esaurimento addosso con tutti questi pensieri, ho anche mal di stomaco che si fa sentire ad ogni cambio di stagione. Ho l’impressione che persino la due cavalli non mi sopporti più, fa delle scintille strane, si ferma, si spegne, forse è malata come me. Intanto mia moglie continua ad avere la nausea ed è tardi, scendo dalla macchina, apro il cofano, mi spingo troppo in avanti e mi ritorna il dolore al rene. Cammmino lentamente sulla corsia di emergenza verso la colonnina dell’esseoesse, schiaccio il pulsante col disegno del carro attrezzi, la lampada rossa di conferma si accende ed io mi incammino verso la macchina e mia moglie.
Penso al mio rene dolorante, a mia moglie incinta, alla macchina che non dà più segni di vita... ma ecco spuntare l’uomo del soccorso che, contento di avermi trovato carica la mia due cavalli sul carro attrezzi della Europ Assistance.
E’ bella la mia macchinina la sopra, sta proprio bene, sembra me, sdraiato sul lettino del radiologo che mi conferma un’ulcera allo stomaco grande come una moneta da cinque lire, mentre mia moglie, in lacrime, mi chiede perdono per non avermi creduto...
Intanto, in un officina di Parma, alla due cavalli è partita la ventola, il motorino e la spesa per la riparazione è di duecentomila lire; per fortuna non devo spendere niente per il soccorso, nonostante la card della Europ Assistance sia scaduta da un bel po’.
La macchina ora è come nuova, anch’io sono guarito, l’urologo, visitandomi, ha visto un calcolo che è riuscito a far cadere con i suoi minuscoli attrezzi. Adesso non ho più dolori, il mio rene è in ottima forma. Con la divisa da magazziniere sotto il cappotto e due bottiglie di lambrusco me ne vado a casa, per far festa perché sono diventato padre.

mozzi scritto con lo stile di caron

(compito del primo incontro. riscrittura di Paola B.)

Virgilio era andato alla Messa come tutte le mattine, alle sette e mezza. Non era molto entusiasta, visto le bigotte che usualmente frequentavano la chiesa il mattino presto. Era agitato? Non si sa bene ma, mentre raggiungeva il sagrato, pieno di sole e di colori primaverili, rifletteva su quello che stava per succedere. O non rifletteva? Chissà, non è stato mai ben chiaro quello che attraversava la sua mente, quella mattina di maggio. Era entrato in sacrestia mentre Don Mario si toglieva i paramenti: tonaca nera con stola dorata, perfettamente lucida e stirata da qualche parrocchiana. E proprio con la cotta era riuscito a fermarlo mentre si dibatteva, ficcandogliela in bocca per zittirlo e, ovviamente, soffocarlo. Era morto così, Don Mario, perché aveva cercato di reagire, sorpreso e disperato, smaniando e sbracciandosi. Ma lui aveva premuto forte quelle sue mani su quella bocca, mani tozze ma accuratamente curate su una bocca un po' sdentata di un vecchio parroco di paese. Era un brav'uomo, Don Mario, e aveva sempre fatto del suo meglio per aiutare chi ne aveva bisogno. O chi diceva di averne bisogno. Mentre portava a termine la sua impresa, Virgilio rifletteva sulla reazione di chi avrebbe potuto entrare da un momento all'altro. Non sarebbe stato difficile inventare una versione diversa. Avrebbe spiegato che Don Mario aveva avuto un malore, lui era arrivato a dargli una mano, gli era crollato tra le braccia, e lui era agitato e spaventato, la cotta gli stava intralciando i movimenti, non riusciva a gestire la tragedia che stava compiendosi.
Sulla scrivania in legno chiaro, forse una donazione di qualche fedele, carte, ampolle e un vasetto di fiori, contrastavano con il monitor del PC, che Don Mario non avrebbe mai imparato a gestire. Anziano com'era, sarebbe stato ben difficile per lui entrare in quel mondo sconosciuto. Infatti il computer era lì da settimane, in attesa che qualcuno lo trasferisse in segreteria ad aiutare chi trafficava ancora con la vecchia Olivetti. Certo, in questo suo riflettere Virgilio metteva in conto anche che Don Mario avrebbe potuto non morire, avrebbe potuto parlare e raccontare di quel giovane che era entrato, freddo e determinato, e l'aveva colpito, dentro la sacrestia piena di luce. Ma si sa, quando al cervello non affluisce l'ossigeno, anche per pochi minuti, non è difficile che amnesie e confusioni mettano in difficoltà l'esposizione discorsiva, se non addirittura la parola. Non c'era da preoccuparsi quindi. Avrebbe avuto un bel po' di tempo prima che la polizia e i parrocchiani facessero scattare la molla dei sospetti. Sarebbe stato davvero tragico farsi trovare lì, con le mani a chiudere il respiro di Don Mario, a fare il gioco di tutta quella stupida gente che gode delle disgrazie altrui, che assapora sofferenze e infila il naso in situazioni di pericolo, per il solo gusto di partecipare alla fiction. E sì, perché ormai tutto è fiction, abituati come siamo alla televisione che, attraverso il suo schermo subdolo e incurante delle nostre sensibilità, ci propina quotidianamente treni che deragliano in sperdute campagne e aerei che esplodono su piatti mari degli oceani o sui tetti di casette o terrazzi di grattacieli, sparpagliando gambe sanguinanti e pupazzi inceneriti, cercando di commuoverci al pensiero di qualche piccolo bambino bruciato nella catastrofe. Quello schermo che ci ha ormai abituati a non emozionarci più, trasformando in fiction ogni piccolo o grande o grandissimo episodio, a non piangere più mentre sullo schermo scorrono immagini di fiumi in piena, di tronchi che trascinano e distribuiscono morte, a ironizzare e ridacchiare di quelle giovani africane, dalla pelle levigata e dai capelli crespi nascosti sotto improbabili parrucche di lucido nylon, di colore biondo o rosso, a far da corolla a quel viso malinconico o più spesso disperato verso il mondo. Come l'etiope sempre vicino al nostro portone. Fiction. Il nostro mondo, le nostre vite trasformate in ridicole e tragiche fiction.

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Paola B.)

Ohmammamia, ora vi racconto del mio ultimo viaggio con la mia duecavalli be' mio viaggio veramente del nostro viaggio, visto che c'era anche mia moglie povera ragazza lei mi aveva avvisato guarda che non vorrei rischiare di rimanere senza benzina controlla prima di partire perché sai benissimo che il segnalatore di livello non funziona mi innervosisco sempre quando le mogli fanno le sapientone e le tecniche meccanico-automobilistiche infatti anche questa volta non aveva ragione però subito dopo la partenza ci siamo ritrovati a battagliare per trovare la piazzola giusta e per far funzionare la colonnina dell'SOS e sì perché nonostante tutti i miei calcoli della sera prima faccio diecimila ma no farò ventimila sull' autostrada dopo tanto programmare dicevo non avevo azzeccato proprio niente visto che alla fine ci siamo ritrovati a combattere col vento dei camion che ci passavano rasenti rasenti e ci facevano una gran paura mentre spostavano l'aria e muovevano le siepi ma come previsto la macchina si era rifiutata di proseguire controlliamo traffichiamo col cofano rimescoliamo fili e batteria niente non capiamo e non troviamo niente procedere a piedi? Figurati uno dei camion che vi avevo detto ci secca dopo cento metri ed ecco quindi spiegata la nostra decisione di puntare sulle colonnine dell' SOS che non mi avevano mai ispirato molta fiducia ma questa volta erano state davvero utili tant'é vero che dopo un po' è arrivato l'ometto del soccorso anche simpatico direi ci ha caricati sul carro attrezzi eravamo quasi contenti e ci sentivamo un po' importanti in alto in alto sopra la nostra duecavalli ce la siamo cavata con poco bè poco comunque non era mica il segnalatore di benzina ma la ventola Meglio? Peggio? Non saprei, centosessantacinquemila forse è il prezzo giusto certo che ci è andata anche bene perché ero assicurato per il trasporto vedi che è sempre bene tenere tutte le scartoffie anche quella della Europ Assistance era anche gentile il tipo quindi tutte le mie riflessioni durante l'attesa sul fatto dei poeti maledetti che si sarebbero attaccati alla bottiglia e si sarebbero ubriacati andavano a farsi friggere e poi 'tanto io non sono mica un poeta tantomeno un poeta maledetto però fumo a farla breve ci ha accompagnati fino alla stazione lui se ne sarebbe tornato a casa ad aspettare un'altra richiesta di aiuto noi dalla stazione avremmo potuto proseguire a piedi con le nostre bottiglie di lambrusco nella borsa e la tuta di magazzini ere sotto il cappotto ah, solo io la tuta mia moglie aveva il solito vestito nero a pois rossi.

mozzi scritto con lo stile di caron

(compito del primo incontro. riscrittura di Stefania G.)

Andò come tutte le mattine alla messa delle sette e mezza. Attraversò la piazza della chiesa illuminata dai primi raggi del sole che si facevano largo tra le case basse. Il cielo era terso,preludio di una bella giornata di inizio estate. La brezza che spirava dal golfo portava odore di salmastro e di limoni, il silenzio era interrotto dal canto dei galli del pollaio del prete, dietro la canonica. Gabbiani stavano tutti in fila sul bordo del molo, sembravano attendere l’arrivo delle barche dei pescatori. Ogni tanto uno spiccava il volo, e pigro e lento volteggiava lanciando stridi acuti. Lontano, il rumore metallico della serranda del fornaio. I suoi passi solitari calpestarono il selciato a semicerchio davanti agli scalini della chiesa, il “risseu” ligure fatto di piccole pietre di mare nere con quelle bianche a formare disegni di festoni, ancora lucide e umide della rugiada della notte. Prese posto in una delle ultime panche in fondo a destra vicino al confessionale,sempre quello della sua infanzia, con le tendine viola bordate d’oro. La chiesa era in penombra, solo l’altar maggiore era illuminato dalle candele elettriche. Vasi di margherite ornavano l’altare e le balaustre di marmo ricoperte con stoffe bianche bordate di pizzi,memoria queste di un tempo in cui le donne del paese traevano prestigio sociale nella piccola comunità confezionando e ricamando con le proprie mani i paramenti sacri.La celebrazione era da poco iniziata. Le solite poche anziane erano tutte raggruppate nelle due panche davanti, nere come cormorani. Finita la messa aspettò che sciamassero fuori riponendo le corone del rosario bisbigliando tra di loro,quindi entrò in sacrestia e aiutò don Mario a spogliarsi dei paramenti. Lo sorprese alle spalle, lo afferrò e con un braccio gli cinse il collo tenendolo fermo, con la mano libera gli infilò inbocca la cotta. L’anziano prete si dibatteva tentando di gridare, strabuzzava gli occhi, gli gonfiavano le vene del collo, era sempre più rosso. Lui era naturalmente molto più forte, allentò la presa sul collo e con la mano destra gli teneva sempre la cotta ben affondata nella bocca, con la sinistra gli strinse forte le narici finchè i sussulti divennero sempre più deboli, gli occhi sbarrati in un’espressione di stupore estremo, smise di opporre resistenza e si accasciò sul pavimento. Rimase così alcuni minuti, per essere certo che l’opera fosse compiuta. Dio non volesse che fosse soltanto svenuto e fosse andato poi a raccontare in giro..Teneva le orecchie tese, se fosse arrivato qualcuno avrebbe detto che don Mario, poveretto, aveva avuto un attacco di cuore e lui lo aveva steso a terra e usato la cotta per fargli aria. Doveva solo toglierla dalla bocca e sventolargliela davanti al viso e fare un po’ di scena, oddio un dottore,presto un dottore. Se poi il vecchio prete lo avesse accusato, beh si sa che l’età avanzata e lo scarso apporto di ossigeno al cervello possono dar luogo a stati confusionali e allucinazioni. Nessuno venne a interrompere il suo lavoro,per fortuna.Avrebbe ritenuto cosa assai didsdicevole diventare l’oggetto della curiosità e dei pettegolezzi della polizia e dei vicini,lui che detestava i capannelli di curiosi che si formano sul luogo di una disgrazia per il piacere morboso di assistere da spettatori ai guai altrui. Lui che, figurarsi, da quando viveva solo non aveva neanche più la televisione.Per non essere costretto a subire ,comodamente seduto in poltrona e quindi con un ruolo assolutamente passivo , distaccato, che ci solleva da ogni responsabilità ,la quotidiana sequela di guerre,tragedie, omicidi, treni deragliati, fiumi straripati, terremoti e maremoti e chi più ne ha più ne metta. Lui, che era ormai disabituato a considerare la realtà che ci presentano i mezzi di informazione come puro spettacolo. O , come si dice oggi, fiction.

giovedì, febbraio 15, 2007

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Giammauro G.)

Così, senza troppa voglia mi trovo a dover prendere l’autostrada, perché lì non ci posso andare con la strada statale, e devo anche fare benzina perché una macchina che va ad acqua ancora non l’hanno inventata e magari potrei farlo io, così divento ricco e mi faccio portare in giro e poi magari vado in America a curarmi questo rene che poi quellì là, i medici americani mi visitano e dopo 5 minuti mi dicono lei non ha mica un rene duodenale, ha una bella ulcera, guardi qua mi dicono mostrandomi le lastre ed io faccio segno di sì con la testa, che lo sapevo ma quelle lastre mica le capisco tanto io e invece la macchina ad aria ancora non c’è e quindi devo fermarmi che ho pure la spia della riserva che non funziona tanto che sono anche arrivato tardi al lavoro l’altro giorno per quella spia e nessuno mi credeva e a me nessuno crede mai quando dico una cosa tantomeno quella ragazzetta che ora si fa chiamare moglie che dice che devo fare almeno trenta euro di benzina perché lei l‘ha vista l’ultima volta la faccia del benzinaio quando ho fatto solo 5 euro ma io non avevo altro che 5 euro e poi non è che al benzinaio devo dare giustificazioni no però dice lei spero che nostro figlio non diventi come te perché dice lei se a volte te ne fossi dimenticato io sono incinta ed anche se ti comporti come se non lo sapessi io lo sono sempre ed io faccio di sì con la testa e intanto penso alla macchina che fa un rumore che non mi piace mica tanto e penso anche a quelle scintille che escono dal cofano e forse mi dovrei preoccupare però mi fanno pensare ai fuochi di Capodanno ed alloro penso allo spumante e ai botti e dico auguri e allora lei mi guarda storto poi vede anche lei le scintille e dice dobbiamo fermarci e metti la freccia che c’è una piazzola ma io stavo ancora pensando al panettone ed allora non faccio in tempo e poi si accende una spia che poi chissà perché si chiama spia, quando si accende è un favore che ti fa mentre una spia quando fa la spia ti mette nei guai vorrei chiederlo alla signora con la pancia che è seduta di fianco a me ma lei ancora mi sta chiedendo perché non mi sono fermato e poi un altro cartello di una piazzola e questa volta riesco a fermarmi faccio come ho sempre visto fare nelle officine che aprono il cofano e scuotono la testa ma era buio e non vedevo niente e allora decido di ripartire ma il motore scoppietta la spia non fa più la spia e mia moglie in quanto incinta inizia a piangere e dice che suo figlio nascerà in un’ autostrada ed io penso perché ha detto suo figlio e poi penso che è solo al quinto mese e poi però piango anch’io lei allora ride perché pensa che pianga per lei invece mi è arrivata una fitta al rene e quello sì che mi fa male e allora dopo due minuti sono di fuori che sto andando alla colonnina dell’sos e sto pensando al rene, al figlio, alla macchina rotta e se quello al telefono mi chiede che problema ha la macchina, io mica gli so rispondere e magari quello non viene perché pensa sia uno scherzo io allora decido di dirgli che ho fuso il motore e poi penso se un motore fuso deve essere sciolto o se è soltanto un modo di dire fondere il motore ed ecco che sono arrivato e non devo parlare con nessuno ma solo schiacciare uno dei due pulsanti e quando torno alla macchina ho il naso gelato e lo sento bagnato ma non so se sta gocciolando davvero o è solo una mia impressione ed allora mi tolgo il guanto e lo tocco ed è asciutto però io lo sento ancora bagnato allora mi rimetto il guanto e mi risiedo il volante e dopo poco arriva il carro attrezzi e quello che lo guida dice che è contento di trovarci lì ed io penso che è maleducato ma lui poi precisa perché sa, spesso la gente telefona e poi va via e secondo me se la macchina fosse ripartita mia moglie sarebbe ripartita perché sa, lei è un po’ incinta e quindi molto volubile ma la macchina non è ripartita e quindi lui la guarda non la moglie ma la macchina ma forse un po’ anche la moglie perché anche se con un po’ di pancia è sempre bella e dice gran bel guaio ed io dico ma no lo abbiamo voluto questo bambino e lui allora mi guarda e mia moglie sbuffa ed allora capisco che parlava della macchina e la ventola e si sbriciolata ed io penso che se si è sbriciolata allora è x quello che non l’ho vista e poi che se tutto va bene saranno 200 euro ma la chiamata, no quella è a parte e allora la signora incinta non per sbaglio apre il cassettino e dice so che c’era, ma dove l’hai messo, sei sempre così disordinato ed io non capisco e l’uomo del carro attrezzi fa x andarsene ed allora lei dice eccolo, lo sapeva mi da un foglio giallo con un numero della Europ Assistance su cui dietro io avevo scritto un numero di targa una volta di una macchina perché non mi ricordo ed io glielo do e non so perché ma mi dice che la chiamata quindi non la paghiamo e mentre io sto ancora pensando a quel numero di targa e perché l’ho scritto, piegato perchè così il dolore al rene ulcerato o quello che è fa meno male, quello dell’sos ci accompagna in stazione perché a casa sua dice non c’è posto ed io che penso che però forse x mia moglie il posto lo trovava.

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Simone S.)

Partivamo, io e mia moglie, prendevamo l’autostrada, e ci fermavamo al primo autogrill per fare gas. Certo gas, perché mia moglie aveva voluto per forza che mettessi la bombola,. Inquina meno, dice lei, non pensi al nostro futuro bimbo. Però mi toccava segnarmi, ogni volta, i chilometri per sapere quando avrei dovuto rifare gas, perché, sapete, la bombola non avverte quando finisce e una volta sono rimasto a piedi mentre andavo al lavoro, ho dovuto spingere la macchina fino dal benzinaio per poi arrivare in ritardo al lavoro. Comunque.
Comunque, secondo i mie calcoli, avremmo dovuto arrivarci a Modena, ma mia moglie non si fidava molto dei miei calcoli e cosi mi fece fermare a quel benedetto autogrill. Dato che era in cinta trova la scusa che aveva voglia di biscotti. Visto che ci siamo fai ancora dieci euro di gas, mi dice. Dopo aver fatto anche controllare le gomme, ci rimettemmo nel flusso stradale, mettevo la terza e poi la quarta,

(il compito si interrompe qua per l'improvvida rottura del computer di Simone)

berto e sua moglie nell'auto di nori

(compito del primo incontro. riscrittura di Mauro G.)

Eccomi qui su questa autostrada, tutto fila liscio o quasi, il motore gira bene , il suo rumore è simile al lamento di mia moglie che dall’alto della sua qualità di incinta non porta la cintura ed è straiata con i piedi sul cruscotto, cosa che io ho sempre detestato fin da quando,ragazzino, vedevo le donne su quei macchinoni spaparanzate come reginette reduci da qualche sfilata di moda.
La mia 2 cavalli tira, proprio come due puledrini, 80 90 100 , non voglio esagerare, anche se ha le sue magagne proprio come il mio fisico con il dolore al rene mobile ,chiamiamolo così, potrebbe essere anche l’ulcera duodenale ,senza parlare dei lamenti di mia moglie che si tramutano in pianti .
Lei dà la colpa dei suoi pianti alla depressione e allora io che posso dire, posso dire e parlare del mio esaurimento nervoso che mi porto dietro da anni e si è aggravato a causa di tante cose: il mutuo i suoceri e….ma perché invece di comprare profilattici scadenti non ho preso quelli di marca?
Và beh , un figlio è sempre un figlio , anche se ti devi portare altro appresso.
Ancora una comunicazione per il traffico dalla radio e io che faccio , mi devo fermare perché si è accesa l’ennesima spia rossa di questa automobile.
Mia moglie si lamenta e dice , già dice, lei fa presto a parlare, dovrebbero mettere una mela in bocca a certe donne e devo dire che i mussulmani non hanno molto torto, ebbene dice, dove ero rimasto, già dice di comprarmi un’altra auto , un'altra auto dico io, con quello che costano per un po’ di plastica e lamierino, dico io…
Mi fermo , anzi provo a fermarmi, togli i piedi dal cruscotto per favore dico io in tono brusco e con un poco di rabbia.
Mia moglie piange, e ricorda il suo primo fidanzato un gentleman a suo dire, una guardia carceraria vecchio stile dico io.
Mi fermo ,chiedo scusa dicendo che è colpa dell’esaurimento nervoso e del rene mobile e che i dolori di parto non sono che sciocchezze con le nuove tecniche ,altro che il mio e ripeto mio dolore, controllo l’olio , buono quello, con quello che costa viene nero subito e penso al mio amico poeta maledetto ,vino donne e bestemmie , perché non riesce a trovare una donna giusta…
Torno in macchina e che succede ,non parte, penso sia il motorino di avviamento, le luci si accendono la radio stride con una canzone che dice che l’amore è una cosa meravigliosa, mentre mia moglie piange e pensa ad alta voce del suo secondo ragazzo che studiava per diventare dottore…
Cavolo dico io ma perché l’ho sposata io?
Forse perché le voglio bene, visto che mi sopporta con l’esaurimento che mi porto dietro da anni, ai tempi della cooperativa e che sto dolore è riuscito ad aggravare…
Chiamo l’S.O.S. ,mi decido dopo aver provato un po’ e quasi ingolfato la mia auto gialla come il sole che non c’è a dire il vero, sembra una macchina d’altri tempi questa colonnina, antica con i bottoncini colorati non c’è neppure i telefono , non posso parlare, sfogarmi urlare, basta schiaccio e aspetto in auto ,dove mia moglie sembra avere le doglie , adesso le metto un cerotto in bocca, ma poi penso che le voglio bene da morire, ma cos’è questo bene , cos’è un bene?
Arriva il meccanico ,controlla e porta via ,anche mia moglie su quel furgoncino.
Com’ è bella la mia auto li sopra, che bella che bella e mia moglie lì dentro sembra una reginetta su un carro folcloristico.
Arriviamo a Parma io seduto davanti ,con l’omino del carro attrezzi tutto vestito di rosso, bella la tuta devo dire.
Sono 400 euro tutto compreso dice lui ,guardando una ventina di minuti l’auto, motorino e ventola di raffredamento , non si è accorto che il motore si surriscalda, comunque se è socio sono 250 euro ,il trasporto è gratis .
Dal dottore , penso che devo trovare un dottore bravo un urologo che mi mette a posto, con queste coliche io divento matto…e chissa quanto costa , io allora tiro fuori una tesserina che ho da qualche anno, ma non dico niente, e la consegno al meccanico, mia moglie dice quasi piangendo che non riesco a farmi fare lo sconto, cavolo lo sconto , con il bebè in arrivo devo spendere poco , ho smesso anche di fumare del resto io amo mia moglie, anche se a volte è una rompi non si può dire…
Lui telefona, poi forse impietosito dice “oh “ sono solo 250 euro per la riparazione.
Bene prendo valigia e bottiglia di Lambrusco, mia moglie appresso e via alla stazione a prendere il treno per casa, domani ritorno a prendere l’auto sperando nel frattempo di aver scaricato la mia seconda moglie , quel rene mobile o ulcera che sia, magari facendo un poco di piscia.

mercoledì, febbraio 14, 2007

Secondo incontro 13/2/2006

I compiti! Novelli scolari, i partecipanti al laboratorio hanno letto (e commentato ) le loro riscritture dei brani di Caron, Mozzi, Nori e Berto. Molte e diversificate le produzioni: da chi ha sperimentato una voltura stilistica dei testi, a chi ha reinterpretato 'espandendo' il testo originale, a chi lo ha inserito in una cornice gotica 'di genere', a chi ne ha fatto un pezzo comico, a chi ha indugiato nella psicologia dei personaggi, a chi si è semplicemente divertito a mettere assieme le storie e vedere cosa veniva fuori.
Man mano nel corso della settimana metteremo on line i testi dei partecipanti, in modo che possano essere riletti con più calma anche su questo blog.

Ricordo il compito per la settimana prossima: la riscrittura della riscrittura che vi è capitata in sorte. Il vostro testo diventa ora materiale per un altro partecipante e voi stessi lavorate a partire da un prodotto letterario che è già riscrittura.
Per chi ha ricevuto Mozzi riscritto alla luce di Caron, il compito consiste nell'aggiungere un personaggio femminile, e di proseguire nell'"inventio" del pezzo fino a far arrivare il cadavere del prete in automobile.
Per chi ha ricevuto Nori con i personaggi di Berto, il compito consiste nel riscrivere il pezzo spostando l'io narrante da Berto alla moglie di Berto, e di aggiungere un nuovo fatto narrativo: nel cofano dell'automobile c'è un cadavere.
Ricordo che il vostro materiale di partenza è -adesso- lo scritto che avete ricevuto e non più i modelli di partenza della prima lezione: se il vostro riscrittore non ha usato qualcosa che c'era nell'originale, quella cosa non dovrete usarla. All'opposto, se ha introdotto nuovi temi e nuovi svolgimenti narrativi, quelli possono fare parte del vostro materiale di scrittura.

Due parole su chi ha letto ieri per la prima volta i testi colorati. L'idea di colorare i testi di partenza è venuta per avere la possibilità di tracciare una sorta di geografia fisica del testo, mettendo in rilievo le descrizioni (marrone), i dialoghi (rosso), il narrato principale (blu), e le riflessioni o narrato secondario (verde). Si tratta ovviamente di una colorazione in parte arbitraria: alcune zone dovrebbero avere più colori e all'interno di ogni sezione si potrebbero individuare maggiori o minori intensità di colore, ma permette comunque di avere un immediato colpo d'occhio su alcune caratteristiche maggiori del testo. E' chiaro -ad esempio- che il testo di Mozzi parte da un episodio narrato in principale, cui fa coda un fitto ragionare esplicativo e -oltre- giustificativo, mentre salta agli occhi la struttura più 'classica' di un autore di genere come Caron, con l'uso intenso (e quasi cinematografico) delle descrizioni.
Un esercizio che potete fare anche a casa è quello di applicare la coloritura alle vostre riscritture per notare le affinità e le divergenze rispetto ai modelli originali.

lunedì, febbraio 12, 2007

Vi preghiamo, se riusciste, di portare in doppia copia l'esercizio di riscrittura fatto a casa.

giovedì, febbraio 08, 2007

La scrittura liberata

(spunti di riflessione dal primo incontro)
Riscrittura, ovvero la scrittura liberata. Porsi di fronte a un testo con l'idea di riscriverlo, reinterpretarlo, farne una cover solleva lo scrittore dall'obbligo di elaborare un intreccio efficace e ci permette di concentrarci sulla scrittura: stile, ricerca dei vocaboli, attenzione alla struttura. Riscrivere vuol dire innanzitutto leggere, analizzare, capire un testo. Insomma, criticarlo: un'opera di riscrittura è comunque un'opera critica, un gesto significativo che non necessariamente si lega a un giudizio, che può sottointendere aderenza o separazione dal testo di partenza, accettazione o indignazione, ma mai superficialità o indifferenza. L'analisi attenta di un testo è come un acido che incide sulla chimica del testo stesso, sciogliendo i legami tra parole, frasi e paragrafi che lo compongono: la scrittura si fa materia (e materiale) di scrittura. Considerare la scrittura come materiale significa anche allentare l'affezione rispetto alla propria opera e abdicare all'idea di possesso del testo: partecipare a un laboratorio significa accettare che il proprio testo possa essere reinterpretato e quindi andare in direzioni diverse rispetto a quelle che avevamo preventivato. La riscrittura è quindi un esercizio di liberazione della scrittura, ma anche di liberazione dalla scrittura (o, se vogliamo, dallo scrittore).


testi citati durante il primo incontro:
raymond queneau: esercizi di stile - einaudi
italo calvino: l'orlando furioso di ludovico ariosto raccontato da italo calvino - mondadori
thomas pynchon: mason & dixon - rizzoli

martedì, febbraio 06, 2007

Partiti!

Materiali distribuiti al primo incontro di martedì 6 febbraio 2007:
I brani di partenza (da Fiction di Giulio Mozzi, La donna della fermata di Antonio Caron, Spinoza di Paolo Nori e Il male oscuro di Giuseppe Berto).
Traccia di riscrittura di Fiction con lo stile e i personaggi di Il male oscuro.

I compiti assegnati sono: la riscrittura dell'assassinio di Fiction, utilizzando lo stile 'noir' in terza persona di Caron, oppure la riscrittura del brano di Nori, immaginando che in auto non ci sia il personaggio di Nori, ma la coppia Berto e consorte. Quest'ultima riscrittura può essere fatta con lo stile 'interiore' di Berto o quello 'confidenziale' di Nori.

Buona scrittura!

lunedì, febbraio 05, 2007

Si comincia Martedì

Si sono chiuse le iscrizioni per il laboratorio 'storie che cambiano 2007'.
Martedì 5 febbraio alle ore 18 ci sarà il primo incontro, faremo conoscenza, parleremo del laboratorio, e cominceremo subito con una lettura-analisi di quattro brani tratti da libri di narratori italiani (giulio mozzi, paolo nori, giuseppe berto e antonio caron). Su questo blog troverete man mano un resoconto degli incontri e i materiali utilizzati durante il laboratorio.
A martedì!