la moglie di berto nell'auto di nori (con berto)
(riscrittura di Monica R. della riscrittura di Paola B.)
Questa mattina c’è il sole, mi sento proprio bene, le belle giornate mi danno la carica giusta. Se ripenso ad alcuni giorni fa, in autostrada, col mio compagno, nella “due cavalli”, che tragedia! Io gli ho detto di far benzina e di controllare che tutto fosse ok, ma lui pensa sempre ai suoi malanni, al mal di reni, all’ulcera duodenale, così ci siamo ritrovati con la macchina in panne a cercare disperatamente soccorso. Meno male che poi è arrivato il carro attrezzi che ci ha caricato e portato via. Adesso la “due cavalli” è come nuova, funziona tutto. La guido io perché sto andando a prendere il mio compagno. Mi sono tolta il vestito nero a pois rossi che detesto e mi sono infilata i jeans, più comodi, e la camicetta rosa. Così mi sento molto meglio. Oggi è una giornata speciale, ho preso una decisione importante. Eccomi arrivata, lui è già lì, cono la sua solita faccia depressa. Apre la portiera, ci salutiamo, si siede, silenzio. Partiamo. Gli parlo, gli chiedo le solite cose, se sta bene, se ha dormito, mi risponde a monosillabi. Fermo l’auto, lo guardo negli occhi e tutto d’un fiato gli dico che lo lascio. Nessuna reazione, una sola domanda. Il nostro bambino. Gli rispondo che lo tengo e che potrà vederlo quando vorrà. Di nuovo silenzio. Gli lascio la macchina, voglio tornarmene a casa in treno. Mi fermo e mi dirigo verso il bagagliaio, devo prendermi la valigia, apro e mi ritrovo davanti un corpo senza vita. Richiudo immediatamente il portellone e senza muovermi chiamo il mio compagno. Sono terrorizzata, non capisco. Il mio fidanzato si precipita verso di me, riapre il bagagliaio e fa anche lui la macabra scoperta. Ci guardiamo, non sappiamo cosa chiederci. Forse si tratta di un terribile sbaglio, di uno scherzo di pessimo gusto: ma che ci fa un morto nella “due cavalli”? Ormai ho perso il treno, ma non importa, risaliamo in macchina, ci viene da ridere. E adesso che facciamo? La cosa più logica è andare alla polizia e raccontare tutto; tutto che? Qualcosa, ci crederanno sicuramente perché abbiamo la faccia da bravi ragazzi ed io sono anche incinta! La “due cavalli” fila sull’asfalto. Noi due, intanto, parliamo, pensiamo, immaginiamo le domande e prepariamo le risposte. Pensiamo a quel corpo, chi era, cosa faceva, e perché fosse finito lì dentro. Forse è stato il suo omicida a infilarlo nel bagagliaio. L’avrà ucciso per gelosia o troppo amore? Si è fatto tardi, siamo arrivati davanti a un commissariato, scendiamo dall’auto mano nella mano, con un po’ di paura, pronti a raccontare …
Questa mattina c’è il sole, mi sento proprio bene, le belle giornate mi danno la carica giusta. Se ripenso ad alcuni giorni fa, in autostrada, col mio compagno, nella “due cavalli”, che tragedia! Io gli ho detto di far benzina e di controllare che tutto fosse ok, ma lui pensa sempre ai suoi malanni, al mal di reni, all’ulcera duodenale, così ci siamo ritrovati con la macchina in panne a cercare disperatamente soccorso. Meno male che poi è arrivato il carro attrezzi che ci ha caricato e portato via. Adesso la “due cavalli” è come nuova, funziona tutto. La guido io perché sto andando a prendere il mio compagno. Mi sono tolta il vestito nero a pois rossi che detesto e mi sono infilata i jeans, più comodi, e la camicetta rosa. Così mi sento molto meglio. Oggi è una giornata speciale, ho preso una decisione importante. Eccomi arrivata, lui è già lì, cono la sua solita faccia depressa. Apre la portiera, ci salutiamo, si siede, silenzio. Partiamo. Gli parlo, gli chiedo le solite cose, se sta bene, se ha dormito, mi risponde a monosillabi. Fermo l’auto, lo guardo negli occhi e tutto d’un fiato gli dico che lo lascio. Nessuna reazione, una sola domanda. Il nostro bambino. Gli rispondo che lo tengo e che potrà vederlo quando vorrà. Di nuovo silenzio. Gli lascio la macchina, voglio tornarmene a casa in treno. Mi fermo e mi dirigo verso il bagagliaio, devo prendermi la valigia, apro e mi ritrovo davanti un corpo senza vita. Richiudo immediatamente il portellone e senza muovermi chiamo il mio compagno. Sono terrorizzata, non capisco. Il mio fidanzato si precipita verso di me, riapre il bagagliaio e fa anche lui la macabra scoperta. Ci guardiamo, non sappiamo cosa chiederci. Forse si tratta di un terribile sbaglio, di uno scherzo di pessimo gusto: ma che ci fa un morto nella “due cavalli”? Ormai ho perso il treno, ma non importa, risaliamo in macchina, ci viene da ridere. E adesso che facciamo? La cosa più logica è andare alla polizia e raccontare tutto; tutto che? Qualcosa, ci crederanno sicuramente perché abbiamo la faccia da bravi ragazzi ed io sono anche incinta! La “due cavalli” fila sull’asfalto. Noi due, intanto, parliamo, pensiamo, immaginiamo le domande e prepariamo le risposte. Pensiamo a quel corpo, chi era, cosa faceva, e perché fosse finito lì dentro. Forse è stato il suo omicida a infilarlo nel bagagliaio. L’avrà ucciso per gelosia o troppo amore? Si è fatto tardi, siamo arrivati davanti a un commissariato, scendiamo dall’auto mano nella mano, con un po’ di paura, pronti a raccontare …
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