mercoledì, marzo 28, 2007

AVVISO

Attenzione, la riunione di martedì 3 aprile è spostata a mercoledì 4 aprile!

lunedì, marzo 26, 2007

situazione XI

Il commissario non aveva bisogno di altri esami: quel sangue gli andava fuori dalla geometria dell'omicidio, gli sballava tutto.
"Ricominciamo" disse a se stesso. Sapeva di avere tutto il tempo che voleva. A casa nessuno lo avrebbe aspettato.
A sera inoltrata, sedeva alla scrivania, nel suo ufficio, intento a rianalizzare il materiale dell'indagine. Si sentiva a suo agio in ufficio, alla sua postazione, con il suo fedelissimo al fianco, e lì intendeva restare. Sulla scrivania, una bottiglia di acqua minerale ed i resti di una cena giapponese da asporto gli conferivano un'immagine da occhio privato anni '30. Le pale del ventilatore del soffitto continuavano il loro battito regolare e silenzioso. Mentre riordinava i suoi pensieri, il commissario le osservò distrattamente. L'appuntato Filini entrò nell'ufficio, in maniche di camicia rimboccate e con un revolver nella fondina ascellare. Il suo fisico massiccio pareva ingigantito dal cranio calvo, la pistola in mostra insieme al distintivo pareva dare sicurezza ed incutere al contempo timore in chi lo guardava. Un uomo semplice, tutto d'un pezzo, abituato a vivere sulla frontiera invisibile che divide persone normali e delinquenti, normalità e follia. Filini sapeva riconoscerla, quella frontiera, senza doverla troppo analizzare. Sapeva fare il suo lavoro, e sapeva come evitare guai inutili. I delinquenti" non gli piacevano, e se pensava a ciò che era stato fatto a quella ragazza ed alla creatura innocente che portava in grembo, a quell'orrore capace di collocarsi al di là di ogni descrizione, a quella disgustosa ed inconcepibile bruttura, le sue membra solide venivano percorse da un tremito. Il commissario lo aveva redarguito per quel suo atteggiamento. Un bravo poliziotto non è un giustiziere, un bravo poliziotto deve solo arrestare il colpevole. La punizione spetta alla legge. Filini questo lo sapeva, anche se non aveva studiato molto in vita sua. Sapeva anche che, se si vuoI far pagare ad un disgraziato, che magari potrebbe cavarsela per infermità mentale, un piccolo supplemento su misura, era sufficiente interrogarlo in una stanza del piano superiore, mettergli le manette dietro la schiena e buttarlo giu' per le scale. Semplici botte avrebbero inguaiato il picchiatore, mentre, in caso di quello che non avrebbe potuto essere che un incidente, nessuno avrebbe incriminato i gradini, utili e pazienti arnesi per questi frangenti.
Mentre Filini sognava il suo interrogatorio stile Norimberga, il commissario mantenne lo sguardo sul ventilatore senza proferire parola ..
Fu Filini a parlare.
"Commissario"
Il Commissario trasalì.
"Sì, dimmi"
"Gli esami della scientifica saranno pronti fra tre ore"
"Grazie Filini."
Il commissario non parve dare molto peso a quella notizia.
Si rivolse a Filini, perché gli occorreva un interlocutore. Gli occorrevano le risposte di una persona esperta per metter alla prova le sue valutazioni.
Inizialmente il caso pareva essere stato risolto all'istante. La vicina sente le urla, intervento degli agenti, lo psicopatico colto sul fatto mentre compie atti di cannibalismo su un cadavere dissezionato, coltelli professionali insanguinati nel lavello. Il colpevole confessa e spiega le sue deliranti motivazioni. Corpo del reato, cadavere, movente, flagranza di reato, colpevole reo confesso. C'è tutto. Il cerchio apparentemente si chiude e c'è il colpevole al centro. La scientifica però fa saltare il nostro castello semplicistico. Tracce di sangue maschile su una delle lame, e non può trattarsi di sangue del marito della donna perché non ha addosso ferite.
Questo vuol dire che quella lama è già stata utilizzata per un precedente delitto, e necessariamente da qualcun altro in quanto parte di un kit di coltelli professionali recapitati poco prima da un corriere. Abbiamo quindi un secondo delitto, commesso da una persona legata alla ditta che vende i coltelli e che ha scelto l'espediente di disfarsi diell'arma del suo delitto inserendolo in una confezione."Dimmi, Filini. Cosa pensi di quei due rumeni?"
"Beh, non penso che abbiano svolto alcun ruolo particolare nella vicenda."
"Però lui o il fratello potrebbero essere fra le persone in grado di manomettere i colli in spedizione"
"Sì, questo è vero. Ma chiunque lavori in quell'azienda potrebbe farlo."
"E questo ci porta al giovane Affilati, secondo te?"
"Non necessariamente, ma quel ragazzino ha l'aria di uno che di notte frequenta giri strani, commissario. "
"Non ti è piaciuto, ma questo non prova nulla a suo carico."
"Commissario, quando in un delitto non ci sono interesse o vendetta, allora è per passione o pazzia. Quello è il solo che abbia a che fare con le confezioni dei coltelli e che abbia l'aria di un omosessuale e di un pazzoide. Secondo me, dando per scontato un secondo delitto oltre a quello che già abbiamo, bisognerebbe insistere su di lui. Qualcosa salterebbe fuori."
"E, dimmi. Quel Cioni?"
"Quello delle televendite dei coltelli?"
"Sì, lui. Cosa pensi del coltello mancante nel suo set da esposizione? Hai visto anche tu la registrazione. "
"L'ho vista, in effetti, ma non le sembra un po' troppo banale un simile errore? Se lui avesse inserito il coltello del presunto secondo omicidio in una differente confezione per disfarsene, avrebbe anche potuto togliere dalla confezione manomessa un identico coltello per sostituire quello di cui si era liberato. Sarebbe stato elementare!"
"Certo, e se avesse solo introdotto nella confezione che abbiamo trovato il coltello di cui doveva disfarsi, ci sarebbe stato un pezzo doppio che noi avremmo trovato. Se però queste due ipotesi sono da scartare, che fine ha fatto il coltello mancante?"
"Ma, commissario, oltre a non avere il cadavere di questo secondo presunto delitto, tutto ciò che abbiamo è un coltello fuoriposto?"
"A meno che la scientifica non riesca a stabilire la precisa appartenenza di quel sangue. Se risultasse comunque non essere del pazzo che abbiamo arrestato?"
"Secondo me, commissario, è meglio attendere quei risultati prima di riflettere ancora.
Inizialmente abbiamo cercato il cadavere di un rumeno che si è rivelato essere vivo. Ora un coltello mancante in un set esposto in una televendita. Se fosse una semplice sbadataggine?"
"Però il coltello mancante e quello incriminato sono dello stesso modello."
"E se fosse una coincidenza?"
Il commissario sorseggiò un bicchiere di acqua minerale e fece una pausa.
"Penso che le coincidenze siano troppe, a questo punto"
"E se l'esame confermasse che si tratta di sangue del marito della donna uccisa?"
"Potrebbe confermarlo, ma quel tale non aveva ferite. Quell' arma è stata usata da qualcun altro, Filini. Qualcuno che voleva farla sparire e che deve averlo fatto in gran fretta. E, guarda caso, a Cioni manca proprio lo stesso modello di coltello dal kit che si porta sempre dietro per le televendite. "
"E chi avrebbe ucciso o ferito?"
Il Commissario rimase perplesso.
"Non lo so. Però bisogna ammettere che un coltello venduto come nuovo in un kit per corrispondenza con tracce di cromatina di Barr sia un'anomalia che ne indica un uso improprio ed una manovra per disfarsene. Una manovra recente, dato che l'esame della cromatina di Barr è fattibile solo entro sei settimane al massimo, ed una manovra eseguibile solo da chi lavora nella ditta Affilati. E pare che a Cioni manchi un coltello dello stesso modello."
"E sarebbe stato tanto ingenuo da non cambiarlo con un altro identico?"
"E se non ne avesse avuto uno a portata di mano? O se si fosse semplicemente sbagliato?"
"Filini, quello di cui sono certo è che gli mancasse un coltello. C'è un ripresa televisiva a confermarlo. Se non se ne è disfatto per un delitto, o lo ha perso per altra ragione o glielo hanno 2sottratto e poi usato per un delitto. Ascolta, secondo me potrebbe trattarsi di un tentativo di depistarci ."
"Ed il presunto terzo uomo avrebbe anche previsto che il pacco con il coltello in questione sarebbe stato recapitato ad un pazzo omicida suscitando il nostro interesse? Questa ipotesi reggerebbe solo ammettendo che l'assassino di questo presunto delitto sia Cioni. Un tentativo di incolpare Cioni avrebbe avuto logica solo facendo ritrovare il cadavere con il coltello vicino.
Sottrarre a Cioni il coltello per occultare sia coltello che cadavere non depisterebbe nessuno."
"Quindi sospetti di Cioni?"
"Commissario, attendiamo il responso della scientifica. Ammetto che il sangue su quel coltello sia sospetto, ma abbiamo già preso un granchio con il rumeno. Stavolta dobbiamo essere certi, o rischiamo di inguaiare un innocente".
Filini si sedette alla sua scrivania perplesso.
C'era del vero nelle osservazioni del commissario, ma anche un po' troppe sensazioni.
Troppe ipotesi confondono. Le spiegazioni valide per Filini dovevano essere semplici e lineari.
Occorrevano fatti, e senza il referto della scientifica, era inutile fare i filosofi.

situazione III

Una cucina come altre, tranne che per il cadavere di una donna, bionda, di bell’aspetto, dai trenta ai quaranta anni, squartata e sviscerata che giaceva per terra tra il tavolo e la lavastoviglie.
Per darsi un’aria da duro l’appuntato Filini si accarezzava i baffi che si era fatto crescere da poco per compensare, così dicevano i suoi colleghi maligni, la perdita dei capelli. Anche se spesso per questo suo atteggiamento da duro finiva per essere preso in giro, però gli volevano tutti bene, sapevano che faceva finta di offendersi e il suo comportamento serviva per sconfiggere la timidezza. Non era riuscito a finire le scuole e non poteva così aumentare di grado, ma era un valido aiuto poiché per il suo senso pratico riusciva a tenere con i piedi per terra il commissario per le sue idee che non avevano corrispondenza con la realtà.
In quel preciso momento, infatti, il commissario, un uomo di mezza età che però dimostrava più dei suoi anni, si stava estraniando anche se sembrava semplicemente pensieroso. Dopo aver cominciato guardarsi intorno e aver visto sul bancone del lavandino un pacco aperto, con i nastri tagliati e un set di coltelli, diciassette coltelli professionali, aveva letto sulla scatola: “ Wusthof Germany - Ceppo Coltelli Grand Prix sette pezzi - Faggio “. Cominciò così a giocare con il suo Zippo, un accendino a benzina che gli aveva regalato la sua ex moglie, accendendolo e spegnendolo. Un mese fa lo avrebbe usato per accendersi un bel Toscanello all’aroma di caffè, ma aveva deciso di smettere di fumare e ora gli serviva solo per concentrarsi meglio sui dettagli. Quei coltelli gli aveva già visti da qualche parte. Dove?
La sua mente vagava nel buio, poi improvvisamente una luce simile ad una fiamma blu gli illuminò la strada. Si ricordò che la sera prima aveva visto in televisione, tra una pubblicità dei telefoni erotici e l’altra, una televendita proprio di questo set di coltelli.
“ Che strano… “ pensò “ …Trovarli appena acquistati e usati così! “.
Certo, in effetti, utilizzare quelle belle lame nuove d’acciaio per uno scempio del genere al commissario sembrava uno spreco. Però senza di esse quel metodo di macellazione così particolare non sarebbe riuscito. In gergo si chiamava iugulazione, essa consente, utilizzando un preciso coltello, di recidere le vene giugulari con precisione per permettere il completo dissanguamento della carcassa. Per poi procedere allo scuoiamento, all’eviscerazione e al taglio longitudinale servendosi di altri due coltelli. E si trovavano tutti e tre sporchi di sangue nel lavello.
Un’atra domanda sorgeva nella mente del commissario: il sangue e le viscere dove erano finite?
Nel frigo c’erano solo alcuni pezzi della donna come se qualcuno volesse conservarli per mangiarli successivamente. Quel qualcuno forse era il marito. Uomo alto di bell’aspetto, distinto, capelli e occhi neri. Era stato trovato in casa tranquillamente seduto a mangiare al tavolo in cucina vicino alla vittima.
- La smette di mangiare? - disse il commissario mettendosi al fianco dell’uomo - Come fa a mangiare con uno scempio del genere? Confessi è stato lei ad uccidere sua moglie? -
- Non mi ricordo… - rispose l’uomo guardando il commissario con occhi assorti - …Forse… Sicuramente avrei voluto. Era tanto tempo che volevo liberarmene, mi rompeva con questa storia del figlio! -
- Quale figlio? - domandò sedendosi di fronte - Di che parla? -
- Lei ne voleva uno, e me la menava sempre con questa storia…Poi era pigra, mi toccava pagare una domestica per i lavori in casa. Ora non c’è più... Ora sto meglio… -
- Ha mai visto quei coltelli? -
- Non mi ricordo, gli avrà ordinati mia moglie tramite quelle televendite. Aveva il vizio di comprare quelle cavolate con la mia carta di credito! -
- Quindi è stato lei? -
- Non lo so! - gridò l’uomo.
- Si calmi! Solo un’ultima domanda, che lavoro svolge? -
- Io sono un elettricista, e per pagare i suoi vizzi lavoro dodici ore al giorno…-
- Capisco! - disse pensieroso e si alzò dal tavolo dirigendosi verso i fuochi del piano di cottura dove sopra era appoggiata una moka.
- Ha fatto il caffè? - chiese all’uomo.
- Si, prima che arrivaste! -
- Posso prenderne un po’ ? -
- Certo! -
Uno dei poliziotti fermò la mano del commissario prima che prendesse la moka.
- Che fa Signore? Potrebbe inquinare le prove! -
- Non ti preoccupare ragazzo, la scientifica a già fatto il suo lavoro… Poi sicuramente la vittima non è morta sotto i colpi di una moka, non credi? -
- Si, mi scusi Signore! - rispose il poliziotto lasciando la mano al commissario.
Il quale sì verso una bella tazza di caffè bevendolo senza zucchero come piaceva a lui. Riprese in mano lo Zippo, mentre sorseggiava il caffè, e la sua mente cominciò a vagare per corridoi bui con bivi infiniti. Non trovava una soluzione per quanto riguardasse il sangue e le viscere e non era il caso di chiedere altro al presunto colpevole, poiché sembrava confuso e sull’orlo di una crisi di nervi. Cominciò cosi a pensare prima a qualcosa di plausibile come qualche setta satanica, forse avrebbero potuto usarli per qualche strano rito. Avrebbe dovuto in ogni modo essere qualcuno che la donna conosceva o aspettava per farlo entrare in casa. Chi aspettava? Poteva essere il fattorino che aveva portato il pacco contenente il set di coltelli. Certo e questo poteva essere un appartenente ad una setta satanica perché no? Oppure poteva essere stato veramente il marito, che facendo in precedenza un corso di macelleria, avrebbe poi ordinato i coltelli per utilizzarli sulla moglie. Addirittura il macellaio di fiducia della signora, che offeso dalle critiche della medesima, volle dare visione della sua bravura nel tagliare le carni a spese della vittima. Il commissario poi cominciò ad andare indietro con la mente fino alla televendita che aveva visto la sera prima, e cominciò a pensare che la vittima potesse essere stata la millesima cliente ad acquistare il set. Quindi aver vinto la visita a casa del Chef Tony, il cuoco che pubblicizza il set di coltelli, e che questo in un momento di follia gli abbia provati su di lei per poi portarsi a casa sia le viscere che il sangue, chissà forse per fare nuove ricercate ricette. Questo delirio fu fermato da una mano che si appoggiò sulla spalla del commissario e lo destò.
- Commissario! - disse Felini che si era avvicinato proprio perché lo aveva visto assorto.
- Cosa sta pensando? Non cominci a fare supposizioni assurde! -
- Hai ragione, ma ho tanti dubbi! -
Il commissario e l’appuntato si diressero verso l’uscita dell’appartamento. Scesero le scale e proseguirono verso la macchina del commissario, una fiat bravo verde. Qui il commissario frugò nelle tasche e prese le chiavi dell’auto passandole a Filini che prese il posto di guida perché il suo superiore odiava guidare soprattutto nel traffico, visto che la patente l’aveva presa solo per la sua ex moglie e sua figlia quando ancora abitavano tutti insieme. Ora abitava da solo ma possedeva ancora quella diabolica macchina, che come un vampiro succhia il sangue alla sua vittima, essa ripuliva il conto bancario del commissario tra benzina, assicurazione, bollo e manutenzione.
“ Non bastavano gli alimenti che devo passare alla mia ex? “ pensava.
Dopo quello che aveva visto oggi, stava ponderando che forse si poteva fare la stessa cosa con la sua auto, ovvero smembrarla pezzo per pezzo e liberasene per sempre. Avrebbe potuto portarla in campagna, facendo finta di andare in gita per ingannarla. Dopo di che, fermo in posto isolato, avrebbe aperto il bagagliaio tirando fuori una mazza per i vetri, un cannello con bombole d’ossidoaccetilene per tagliare la lamiera. Poi avrebbe lasciato i pezzi sparsi per tutta la campagna. Sarebbe poi tornato a casa in taxi. Questa sua fantasia fu spenta dalla voce del collega.
- Allora che ne facciamo dell’uomo? -
- L’unica cosa da fare è portarlo in questura! Ragazzi… - rivolto a due poliziotti che erano fuori dal portone - …Leggetegli i suoi diritti e portatelo dentro! -
- Signorsì! - risposero in coro, entrarono nell’appartamento, lo presero a braccetto uno a destra e uno a sinistra, portandolo di forza fuori dalla cucina fino alla macchina di servizio.

situazione II

“Quando sfondarono la porta l’uomo era in cucina che mangiava, e nell’aria c’era odore di fritto:”

Era circa l’una del pomeriggio e la prima cosa che colpì Bartolomeo era proprio quel profumo di cibo. Quella era la sua prima azione sul campo, la prima volta in cui si sentiva davvero poliziotto.
Dopo mesi passati a raccogliere denunce, redigere verbali e ancora più spesso fare fotocopie, finalmente il Commissario l’aveva voluto nella sua squadra per andare a stanare il presunto uxoricida a casa sua.
Era eccitato, emozionato. Aveva immaginato e sognato da mesi il momento in cui finalmente sarebbe stato un poliziotto a tutti gli effetti, uno di quelli che va in giro a combattere il crimine. Espressione questa che lo faceva sorridere, gli ricordava i robot dei cartoni animati. Ma era quello ciò che voleva. Fronteggiare gente pericolosa, garantire il rispetto della legge.
E nonostante tutto questo, in quei primi secondi di uomo d’azione, Bart, sentiva solamente il suo stomaco reagire a quel profumo che usciva dalla cucina ricordandogli che non aveva pranzato.
Era impossibile che i suoi colleghi potessero aver sentito il brontolio della sua pancia, ma provò ugualmente un terribile senso di disagio e di vergogna.
No, non era così che aveva immaginato quel momento ma il profumo che proveniva dalla cucina, gli aveva fatto saltare tutti gli schemi.
Un profumo che lo riportava indietro, nella sua Benevento, quando tornava da scuola e trovava la mamma ai fornelli, intenta a soffriggere le cipolle. Ecco, sì, era proprio un soffritto di cipolle e forse di prezzemolo…
Gli parve di vederla davvero la sua mamma asciugarsi le mani sul grembiule.
“Vai a lavarti le mani, a tavola! Due minuti ed è pronto! Tutto bene a scuola? Come è andato il compito? Dov’è tua sorella?”
E’ incredibile come in pochi secondi la mente umana riesca ad elaborare così tante immagini, riesca a trasportarti in un altro tempo.
“Che cazzo stai lì impalato, Bart! Muoviti!”
Venne bruscamente riportato alla realtà dai suoi compagni di squadra, che con la pistola stretta tra le mani, erano pronti a fronteggiare qualsiasi reazione fosse stato capace di avere quell’uomo.
“Chissà se anche loro hanno le mani sudate” si ritrovò a pensare Bartolomeo – “o se invece ci si abitua anche a questo.”
Si sentiva impacciato e fuori luogo a camminare circospetto fino alla cucina. Gli sembravano estremamente più credibili gli attori dei film d’azione americani o addirittura quelli delle fiction italiane di Carabinieri e Distretti vari…
“Non ti muovere brutto figlio di puttana!”
Bartolomeo si piazzò davanti alla porta della cucina, tenendo sotto tiro l’uomo che, indifferente, rimase seduto. Impassibile agli uomini che avevano buttato giù la porta di casa sua e che ora gli stavano puntando contro, tutti, la propria pistola.
La televisione era accesa, il Tg 5 stava trasmettendo i titoli con un volume troppo alto.
La finestra aperta sul poggiolo lasciava entrare un caldo sole proprio alle spalle dell’uomo.
Questi alzò un secondo il viso nella direzione delle voci dei poliziotti, poi, senza alcuna espressione, tornò a guardare nel suo piatto e quindi la tv.
Starnutì (e Bartolomeo fu quasi sul punto di gettarsi a terra ed iniziare a sparare), si asciugò la mano sulla canottiera bianca che indossava, unico indumento insieme alla mutande, quindi si versò dal bottiglione sul tavolo un bicchiere di vino rosso e se lo buttò in bocca, bocca che era ancora piena del boccone che aveva appena preso.
Era un uomo come tanti, che aveva passato i quaranta ma che ai cinquanta ancora non era arrivato. I capelli radi sulle tempie e dietro la testa erano invece portati più lunghi ai lati, forse in un improbabile tentativo di coprire la calvizie. La barba pareva essere incolta da un paio di giorni.
Sulle spalle lasciate nude dalla canottiera, peli neri e bianchi, così come sul collo e sul petto, mentre la canotta tirava un po’ troppo nella zona della pancia.
Una sola ciabatta ai piedi, Bart notò la seconda, non sapeva se fosse la destra o la sinistra, incastrata sotto la finestra del poggiolo, forse nel tentativo di non farla sbattere.
“Ancora morti sulle strade del sabato sera…”. Il Tg andava avanti nel suo elenco di titoli che parevano essere un bollettino di guerra.
La tavola era senza la tovaglia di stoffa, soltanto una di quelle di plastica che si usano per evitare che il legno si sporchi, di quelle impermeabili con qualche bizzarro disegno di fiori o semplicemente dei quadrati colorati.
A Bartolomeo i secondi sembravano eterni, si guardava intorno in quella cucina focalizzando l’attenzione su ogni singolo particolare, senza tuttavia distogliere lo sguardo dall’uomo.
Si sentiva come se fosse al cinema davanti allo schermo, mentre le telecamera si spostava lentamente di 360 gradi.
L’uomo prese un pezzo di pane, briciole intorno, lo usò per accompagnare gli ultimi bocconi del piatto quindi fece scarpetta nel sughetto e lo mangiò con indifferenza.
Bartolomeo lo guardò e si chiese se fingesse indifferenza o se davvero intorno a lui non vedesse niente, se la sua mente avesse operato un totale distacco, un’alienazione dal presente.
Lo fissò e non riuscì a realizzare che aveva da poco ucciso la propria moglie.
Provava quasi un senso di simpatia per quell’uomo che pranzava, solo nella propria cucina, come se lì intorno non ci fossero poliziotti con le armi puntate su di lui.
“Caldo record in Italia. Toccate le punte più alte degli ultimi 50 anni. I consigli degli esperti per non farsi sorprendere..”
“Bart, non staccargli gli occhi di dosso un solo secondo. Noi intanto diamo un’occhiata in giro”.
Erano entrati quasi tutti ormai ed ognuno iniziò a frugare in giro, a controllare.
Uno di questi si avvicinò al frigo, un alto Indesit bianco che come in sempre più case avviene, era riempito sul davanti di piccole calamite dalle più diverse forme: la tour Effeil, una bambolina, l’hamburger, l’uovo fritto, molte delle quali sorreggevano dei biglietti, semplici appunti o volantini di pizza a domicilio o del ristorante cinese, di quelli con il numero di telefono bello grande sul davanti, così da indurre ancora più facilmente a chiamare quelle sere in cui non si ha nessuna voglia di cucinare.
C’erano anche un paio di fotografie e degli scontrini.
Aprì quindi lo sportello del frigo e “Cazzo, no!” furono le sole parole che riuscì a pronunciare prima di correre fuori con una mano sulla bocca per cercare di respingere ciò che dal fondo dello stomaco gli stava salendo.
“Ma che…” si avvicinò un secondo poliziotto scontrato dalla foga del primo mentre scappava fuori.
Anche gli altri si avvicinarono così al frigo e quello che videro suscitò in loro la stessa reazione del primo che aveva aperto lo sportello.
Conati di vomito che non tutti riuscirono a reprimere alla vista di un piatto su cui erano ordinatamente posati un naso, un orecchio, due occhi. Pezzi di un viso, pezzi di un corpo umano.
“Lurido pezzo di merda! Bastardo!” fu quello che ebbe il tempo di gridare uno dei poliziotti prima di doversi voltare anche lui per ricacciare in gola il gusto acido del vomito che aveva in bocca.
Bartolomeo non vedeva, da dove si trovava, l’interno del frigo e forse preferiva così. Lui doveva soltanto controllare che il “lurido pezzo di merda” non si muovesse, non tentasse di fare una mossa improvvisa.
Non si concesse il lusso di pensare, né si soffermò sulle reazioni dei suoi colleghi.
Era la sua prima azione. Tutto era nuovo per lui e gli era stato detto di tenere sotto tiro l’uomo. Punto e basta.
Per ultimo entrò il commissario.
Lo fece con il suo incedere lento, come sempre. Come se tutto intorno a lui non lo riguardasse, almeno da principio.
Camminava con la stessa flemma con cui ragionava, attento alle sfumature, senza la fretta di una corsa, perché come amava ripetere spesso “chi corre perde la bellezza del particolare”.
Amava molto le passeggiate a piedi, disdegnava la corsa anche al di là quindi della sua metafora.
Camminare lo rilassava, gli permetteva di mettere ordine nei suoi pensieri, di ritrovare elementi che la fretta avrebbe potuto nascondere e forse cancellare.
Per questo anche in macchina preferiva sempre mettersi dalla parte del passeggero.
Amava potersi guardare intorno, cogliere il contadino al lavoro, lo stormo di uccelli nel cielo, la faccia dell’automobilista di fianco.
Tutti particolari che con gli occhi puntati sulla strada si perdono.
Ed aveva anche la capacità di registrare tutto ciò che vedeva per poterlo poi richiamare alla memoria in qualsiasi momento. Aveva sempre posseduto un’eccezionale memoria fotografica, una virtù questa, che in diverse occasioni nel passato lo aveva portato a capo di situazioni assai intricate.
Forse non era il migliore nel condurre un interrogatorio.
Forse non era neppure il migliore nel motivare la propria squadra o nel saper gestire le situazioni.
Ma nessuno sapeva estrapolare da un luogo, da una scena, tanti piccoli ed agli occhi dei più insignificanti, particolari quanto lui per poi poterli riordinare al momento giusto.
Entrò quindi in cucina, l’uomo aveva smesso di mangiare e fissava con sguardo privo di espressione la televisione che il commissario spense con il telecomando.
La sguardo dell’uomo non si spostò, rimase a guardare lo schermo farsi nero e riflettere le ombre delle persone nella sua cucina.
Il Commissario si diresse verso il frigo, uno degli uomini della sua squadra lo guardò un secondo, indeciso se avvertirlo di ciò che avrebbe trovato aprendolo o lasciarlo fare e basta.
Lo fissò un secondo con un espressione di disgusto, come a dirgli “si prepari, Commissario”.
Questi, tirò su pesantemente con il naso, un’abitudine che aveva fin da ragazzo e che aveva finito con l’irritare chiunque avesse a che fare con lui al di fuori del lavoro.
A dire il vero, anche al Comando nessuno sopportava questa sua pessima abitudine, ma era sicuramente peggio per chi passava del tempo con lui per scelta propria…
Aprì il frigo ed iniziò ad esaminarne l’interno, senza mutare espressione, senza concedersi il lusso di una sola smorfia di disgusto.
Spostò la testa da un lato, poi dall’altro, come chi rientrato in casa alla sera cerca quell’ultima fetta di torta che era sicuro di aver lasciato dietro il cartone del latte.
“Esposito, voglio che nessuno tocchi niente fino all’arrivo della scientifica”
“Sì, Signor Commissario”. Ormai nessuno si stupiva più della sua capacità di tenere a freno le reazioni.
“Fate solo sparire tutte le tracce del vostro vomito. Se quelli della scientifica le trovano qui ci prendono per il culo per i prossimi vent’anni.”
“Sì, Signor Commissario. Certo che però non si possono biasimare gli uomini, aprire un frigo e trovare tutti gli organi di una donna accuratamente sistemate in piatti e pronti per essere cucinati…”
“Tutti gli organi di una donna accuratamente sistemati in piatti e pronti per essere cucinati…” quelle parole risuonarono ancora più cupe nella testa di Bartolomeo, l’unico a non aver ancora dato neppure una sbirciata all’interno del frigo. Ripensò al profumo appena entrato, al suo stomaco che quasi lo invitava a sedersi al tavolo e mangiare e poi ripensò ancora alle parole del suo collega.
Un crampo improvviso alla base dello stomaco lo fece piegare in due e vomitò pensando che aveva fantasticato sul profumo di quel cibo. Profumo di carne umana.
“Appunto”. disse aspirando forte con il naso il Commissario, iniziando a guardarsi intorno in quella cucina, a modo suo.

ops

per un errore umano, molto umano, le situazioni degli ultimi due incontri sono state postate... sul blog sbagliato! ecco qua quelle del penultimo incontro, al più presto anche quelle dell'ultimo.
Scusate.

situazione IX

“Cioni ha un set che usa per la televendita, lo porta a casa e se lo riporta indietro ogni settimana, è una specie di maniaco, vuole lavorare sempre con lo stesso set di coltelli: è preciso, ma un giorno ne perde uno, vuoi vedere che quel coltello ce lo abbiamo noi in centrale ?”.
Il commissario stava guardando per la seconda volta le registrazioni di una televendita di coltelli akira, di tipo giapponese, ma prodotti da una filiale italiana. Vicino a lui sedeva il fedele appuntato Filini, quel giorno, bisogna dire, piuttosto controvoglia, sia per l’estenuante uso del fermo-immagine e del procedere fotogramma per fotogramma ( ciò gli faceva prevedere una probabile quanto non desiderata estensione dell’orario lavorativo, perché, al contrario del commissario, che viveva solo, lui aveva una famiglia che l’aspettava), sia perché non credeva nella possibilità di approdare a qualsivoglia risultato. Non era la prima volta che il suo capo lo sottoponeva a simili torture, e lui , su questo punto, era giunto ad una conclusione, che si sarebbe ben guardato dall’esternare in sua presenza: in realtà pretendeva che lui non si allontanasse di un solo passo non perché credesse nella possibilità di un suo contributo alle indagini, ma aveva bisogno di un testimone delle sue “geniali” intuizioni. Perdipiù lui era un testimone discreto, che non contestava mai soprattutto perché amava il “quieto vivere”, ma anche perché, dopo tutti quegli anni di lavoro insieme, si erano abituati uno all’altro. Lui, Filini, con il suo senso pratico, era in grado di raccogliere molto rapidamente tutte le informazioni sul campo prima che altri arrivassero a “mettere il naso” , ad inquinare le prove o a confondere i testimoni. Qualche volta, quando il capo “partiva per la tangente” con una delle sue teorie sulla dinamica di un delitto, malgrado i suoi timori di contrariarlo, gli toccava riportarlo con i piedi per terra. Lo faceva un po’ timidamente, come un allievo di fronte ad un professore molto stimato che abbia sbagliato clamorosamente una correzione.
Quel pomeriggio tedioso( era passato quasi un mese dal malaugurato ritrovamento del coltello), Filini, con la mente che vagava in questi e altri confusi pensieri, chiaramente poco interessato al caso, aveva finito con l’assopirsi, il mento poco dignitosamente abbassato e dolorosamente premuto contro il colletto duro della giacca d’ordinanza. L’improvviso sbottare del capo in quella frase lanciata per aria ad un supposto interlocutore, lo fece sobbalzare riportandolo immediatamente dentro la situazione, come il Mister Bristow dei fumetti, per la grande pratica , nel suo caso non virtuale, di simili frangenti.Cristando dentro di sé, riprese rapidamente il controllo e azzardò:
Vuol dire, capo, che il tipo ci ha nascosto la scomparsa del coltello o che è stato proprio lui ad usarlo?-
Questo è tutto da verificare. Per prima cosa occorre accertare se il numero di lotto corrisponde a quello del set usato dal Cioni nella sua trasmissione, poi…
Ciò significa –ribattè Filini impedendogli di concludere la frase- che sarò io a dovermi recare sul posto, cioè dove si trova questa cavolo di fabbrica (l’agitazione lo stava facendo uscire dai canoni usuali di rispetto per il superiore) di coltelli per verificare di persona.-
Come hai fatto a capirlo?- Rispose il commissario con una smorfia ironica fingendo di sottovalutarlo.
Dal suo punto di vista di persona intelligente e preparata, con una naturale propensione all’astrazione più che alla pratica, egli tende inevitabilmente a trattare con un certo distacco le banali questioni di routine.E’ ovviamente più interessato a giocare con le complicate geometrìe che sottendono al comportamento umano, nel bene e nel male.Tuttavia è ben consapevole che, senza Filini, si sentirebbe perso. Sono diventati un po’ come il braccio e la mente, immagine scontatissima, ma non per questo meno efficace. Si può dire che il suo sottoposto ha proprio quello che a lui manca: quel genere di capacità che consente alla gente di arrangiarsi nelle situazioni più disparate, spesso procedendo per tentativi , seguendo più l’istinto che la ragione e non di rado venendone a capo con profitto.Ora, tornando al caso in questione, allo stato attuale delle cose- si chiese il commissario- quali erano gli elementi a loro disposizione?
1) Un coltello akira, di tipo giapponese ma fabbricato in Italia, con la lama imbrattata di sangue umano.
2) Le analisi del suddetto sangue, eseguite colorando il cromosoma Y con cloridrato di chinacrina( era l’unico tipo di analisi che permetteva una diagnosi di sesso anche dopo 4-6 settimane).
3) I risultati di queste analisi rivelavano con certezza l’appartenenza al sesso femminile della vittima.
4) Le informazioni raccolte sul titolare della Affilati , la fabbrica di coltelli. Si trattava di un giovane imprenditore dalle tendenze artistoidi, che si era ritrovato controvoglia a dover dirigere la ditta paterna e lo faceva preoccupandosi principalmente dell’immagine, l’unica cosa che gli dava la possibilità di aver a che fare col mondo televisivo delle televendite sperando in qualche aggancio con l’ambiente dello spettacolo. Il padre, morto prima di riuscire a diseredarlo, sospettava che fosse omosessuale. In effetti il suo abbigliamento era piuttosto stravagante benché non venissero segnalati atteggiamenti equivoci.
5) Romano Cioni, il televenditore dall’aspetto giovanile e dal fare suadente, che è stato scelto dall’Affilati per la sua pluriennale pratica di venditore. Costui, interrogato da Filini, aveva fornito informazioni dettagliate sulla propria attività e sui rapporti con la clientela e con i colleghi di lavoro della televisione locale, sempre con un sorriso di sufficienza stampato sulla faccia ( Filini ogni tanto lo sorprendeva con delle osservazioni psicologiche che smentivano la sua fama di sempliciotto).Più si riguardava le registrazioni, meno quel tipo lo convinceva. C’era qualcosa di ambiguo nel suo modo di fare. Ed ora, grazie alla frequentazione notturna di televendite causata dalla sua insopprimibile insonnia che lo costringeva a lunghe “tirate” davanti alla TV, era riuscito a “catturare” quel particolare: la mancanza del 17° coltello della serie.Perchè Cioni non aveva mai denunciato quella mancanza?

situazione IV

“Freddo, ho freddo, guardo l’orologio sul muro… una enorme cipolla grigia con l’aria pigra , come quella di un condannato costretto a far girare la barra di un pozzo, che smuove la sue lancette, nere , perfette, lucide , a scandire il tempo che inesorabile scava la fossa di ognuno di noi… penso.

Un commissario di pubblica sicurezza, alle prese con una giornata pesante, una giornata da film, che ancora frastornato se non sconvolto pensa al cadavere di una donna sposata e incinta trovata a pezzi in un candido frigorifero bianco, posta nel ripiano del congelatore per essere conservata e…mangiata con calma.

Si guarda intorno e una domanda elementare sembra apparire sopra le pareti bianche dell’ufficio:

Perché ?


Dal riscontro effettuato con i vicini si è appurato che l’uxoricida non voleva avere figli e che era un bravo professionista, attaccato in maniera quasi morbosa alla moglie , ma geloso del suo corpo quasi in maniera parossistica.
La moglie , giovine moglie era molto carina ,bionda un poco esile, dopo la laurea in filosofia si era adagiata al consueto vivere quotidiano senza avere un qualche slancio che la portasse a spiccare il volo per una indipendenza o collaborazione economica rispetto al marito, era propensa ad avere un figlio per combattere una noia che la vedeva svolgere mansioni da casalinga aiutata da una domestica , sicuramente più per pigrizia nello svolgere i lavori, che per effettiva necessità .

Ora …è tutto finito, un male oscuro, forse il male dell’anima, si era portato via tutto , con una violenza che copiava in tutto e per tutto quei vecchi film americani dove era tutto uno schizzare di sangue con cesoie o seghe elettriche a farla da padrone.

La scrivania piena di carte, certo che più di un commissario della questura centrale sembra più uno scribacchino stile anni cinquanta, con i polsi a coprire il gomito, perché di giacche buone ve ne erano solo un paio, pareva il mausoleo dei casi insoluti, ma questo no doveva essere risolto,anzi in pratica lo era già, troppo orribile per essere vero. Ma per risolverlo occorreva partire dall’inizio , ovvero avere una deposizione dell’ arrestato, cosa non facile visto che il fermato pareva quasi in uno stato catatonico, ma che con la perizia dell’Appuntato Sabini si era riuscita ad avere, prima che il tutto fosse vanificato da qualche avvocato di parte che avrebbe suggerito al fermato come comportarsi.
Forse il tutto non era completamente ortodosso, ma il rapporto dell’interrogatorio stava salendo le scale insieme all’appuntato suddetto .

“Allora ?” chiese il commissario quando l’appuntato entrò nell’ufficio quasi a malavoglia , forse per la prima volta da quando era in quella sezione della squadra omicidi, non riusciva a capacitarsi di un omicidio così crudo, ma nello stesso tempo così irreale.
“l’ha mangiata perché era incinta” disse l’appuntato buttandosi pesantemente sulla sedia, posta di fronte alla scrivania del commissario.
Il rapporto dell’interrogatorio scivola lieve sulla scrivania, ma nel silenzio rotto dalle pale di un ventilatore a muro si sente palpabile quel aria irreale di chi pensava di averle sentite tutte.
“Beata la nazione che non ha bisogno dei suoi eroi” rispose con un moto di stizza il commissario
“Non che io sia un eroe intendiamoci” disse ancora prendendo in mano il fascicolo:

FASCICOLO INTERROGATORIO.

“ Cosa è successo con sua moglie , mi spieghi il perché di tutto questo, avete litigato?”
(…)
“Avanti parli o in carcere sarà dura se la mettiamo in cella con altri detenuti, PARLI?”
(…)
“Ha bisogno di qualcosa,chi le devo chiamare, tanto ormai è tutto finito , vero che è tutto finito?.Parli , si liberi, cosa è successo con sua moglie?”
“No , no , non ho bisogno di niente , io sto bene , sto bene e poi non ho fatto niente”
“Niente?”
“NO, no… io ero appena ritornato dal lavoro e mia moglie mangiava perché aveva voglia di cioccolato bianco, sa le strane voglie delle donne incinta, le donne sono strana , hanno quella cosa che le fa rimanere incinta e io non volevo ,non volevo figli ,sono complicazioni, poi crescono con i capelli verdi e si drogano senza parlare dei pannolini dei biberon , gli devi portare sempre dietro…no non volevo aver figli.
“Insomma lei si rende conto di cosa ha fatto?”
“Io non ho fatto niente, niente, sono entrato lei parlava , parlava, mi ha detto di mettere le pattine che Mira, la domestica Albanese aveva appena dato la cera, lei parlava diceva che io ero geloso perché lei aveva un corpo nel suo e io no, non potevo averlo,non potevo averlo ,non potevo averlo.”
“Cosa non poteva averlo, insomma sua moglie era incinta e lei in preda ad una crisi di nervi ha commesso il delitto, ma poi perché mangiare sua moglie , che cosa ha fatto, ma si rende conto, mi dica cerchiamo di capire e il giudice vedrà , vedrà…”
“Io non ho commesso niente, non ho fatto niente ,anzi ho liberato mia moglie ,aveva quella cosa dentro che la cambiava , diceva che io ero geloso,ero geloso, ero geloso, ho sete voglio bere , mi dia dell’acqua e una sigaretta , ho voglia di una sigaretta , ora anch’io ho un corpo nel mio, sa , mia moglie non voleva crederci che potessi avere un corpo dentro il mio, no lei non credeva , non credeva possibile tutto questo e io l’ho mangiata era tenera, tenera ,tenera e conservato i resti nel congelatore.

La stanza ora sembrava quasi impregnata di un qualcosa di nero che calava lentamente ,ma in maniera inesorabile su tutto, una cappa che avvolgeva situazioni e personaggi, l’appuntato Sabini , l’uxoricida, la poliziotta seconda di Sabini ,che non aveva ancora aperto bocca, e come poteva, era una donnina giovane , una brunetta carina ,un poco timida che ogni tanto si toccava il caschetto dei capelli arricciando le punte alla base del collo, alle prime armi, che osservava un uomo che aveva fatto a pezzi sua moglie e si sa l’amore è eterno , l’amore è eterno le uniche parole che uscirono di bocca dalla giovane poliziotta.

Si, si io ho liberato mia moglie ,era una cosa che le cresceva dentro e io non potevo essere partecipe di questo, allora l’ho liberata e poi non volevo il bambino , bambino , ora sono tutti dentro di me , anch’io posso avere un corpo dentro il mio, ho preso un coltello da cucina nuovo, nuovo, bello affilato ,dal manico rosso adatto a tagliare la carne e l’ho sorpresa con un colpo improvviso all’addome per poi tagliarle la gola quando lei si è piegata davanti incredula e incapace di parlare, finalmente non parlava più,non parlava più, le ho reciso la carotide con un taglio preciso,sa io ho fatto un anno la scuola per diventare infermiere ,prima di impiegarmi nella ditta di pubblicità dove lavoro adesso, gli ho visti i chirurghi come operano, sa mi sono tolto perché il sangue mi faceva impressione, prima ora no, quello di mia moglie non era sangue ,ma linfa vitale che li usciva rossa ,fluente ,buona , si il sangue è stato quello che mi ha fregato è uscito sul pianerottolo e così qualche stronzo del condominio vi ha chiamato, tutti stronzi quelli non si fanno mai i cazzi loro, la gente.
La gente sempre a parlare alle spalle, a dire a spiare , a sparlare rovinando la vita delle persone a cambiare destini del singolo e le donne a bere, a bere tutto quello che gli si dice per poi rimanere incinte e rovinare la vita del maschio che deve lavorare e poi lavorare e poi non può essere partecipe del tutto, no non può avere un corpo dentro al suo, ma io ho dimostrato che non è così che è possibile che posso averlo, ho mangiato parte di mia moglie , il fetino è ancora corservato per dopo, per quando ritorno a casa…”(…)

“Sono state le urla di sua moglie ad allarmare i vicini ,in ogni caso basta così per oggi,(…) porto tutto al commissario che dica al giudice di turno di predisporre per un avvocato di ufficio”disse Sabini rivolgendosi per ultimo alla collega
“Va bene Sabini , io rimango qua in attesa della tradotta per il carcere, ma fai venire anche Antonio è meglio”
“OK”


“Guarda Sabini , guarda questo foglio della scientifica, guarda cosa dice sul coltello usato per l’omicidio alla prova della cromatina”
Sabini prende il foglio con un gesto un poco impacciato mettendosi le mani in testa a cercare qualche capello superstite dalla precoce calvizie che lo ha privato di quella chioma da Sansone di cui andava fiero quando era più giovane.

“Il sangue sulla lama è di due tipi ,quello della povera donna e …sangue maschile,sangue maschile che non appartiene all’assassino?”
“Esatto”rispose il commissario Toffoli
“L’uomo ha ucciso l’amante della moglie?”
“Impossibile il Giunti ha ricevuto il pacco qualche minuto prima che la vicina sentisse le urla di sua moglie evidentemente il sangue era già nel pacco”
“Già proprio così, ma allora chi può aver usato quei coltelli?”
“Mi sa che ci tocca a fare una capatina alla ditta dove producono questi raffinati coltelli, a vedere un po’ …”
“uh, uh….”

situazione V

La ditta che produceva i coltelli akira aveva sede a Ferentino e si chiamava Affilati, da Affilati Giovanni, il fondatore:
Filini sbuffò, grattandosi la testa rasata di fresco. Ah, che piacere, il cranio liscio, bello lucido, profumato di crema al mentolo. Una bella grattatine ci voleva proprio. Godeva proprio, sì, godeva, certo, era molto meglio, meglio così, aveva un'aria più maschia e decisa, altro che quella vecchia insipida incipiente pelata, come… come il Commissario. Eh si, pensava, guardandosi nello specchio del bagno, che rifletteva un omone tendente alla pinguedine, torvo, accigliato, con dei baffoni neri, pizzetto invisibile e crano lucido, fare l’appuntato oggi non è più come una volta, ci vuole anche un po’ di look dannazione!
Con tutti quei film americani, spari, inseguimenti, tipi fichissimi pieni di belle pupe…
Ma qui in Italia niente di particolarmente eccitante. Quattro extracomunitari da strapazzare, un paio di prostitute-sempre quelle, che… va beh lasciamo perdere, un paio di ladri di polli.
Certo, adesso c’è questa cosa interessante di quello che ha fatto a pezzi la moglie col coltello, e se l’è cucinata a puntuno. Un serial killer, magari? Così divento famoso, e mi tolgo questa dannata balbuzie che mi prende in certi momenti.
Sì, questo nuovo look è proprio fico, cool, come direbbero a Manhattan, che prima o poi ci voglio andare. Altrimenti, per quei quattro soldi che ti danno qui, e che brutta gente poi… come è triste no, meglio, molto meglio! Una bella divisa blu, con tutti quegli sberlucchi scintillanti, e anche questo pizzetto semplice, fine fine, che fa risaltare quei bei miei baffoni da mongolo incazzato, bei baffoni neri si,, gli aveva detto la Piera, la cantante in quel bar di periferia dove lui era solito andare dopo lavoro. Che bella donnina! Tutto pepe, e che curve! Ci devo tornare.

Certo adesso non aveva più quella rompipalle della moglie che glielo menava le sere,che finiva un po' più tardi con gli amici al bar.
Finito, finito. Finito tutto, finito anche il suo matrimonio; d'altronde, la Giovanna, quella sciacquetta che si era preso, ma a cosa ci avevo trovato, dico io. Eh, quando si è giovani e ingenui! Mogli e buoi dei paesi tuoi, e avevano ragione. Una terrona, si doveva prendere! Lui, di Latina doc, con tutte le belle pupe che…Un bel musetto, all’inizio, Giovanna, niente da dire. Che fuoco! Che passione! Eh, le siciliane! Ma, come un fuoco di paglia, la moglie si era trasformato subito in suocera, e che suocera! Non fare questo, non fare quello, guarda che bagno hai lasciato, che fai, esci? Sei sempre fuori, ma perché, dove vai, torni tardi, sono triste, e qui non conosco nessuno, poi puzzi di fumo…i soldi non bastano mai, taccagno…
sembrava di essere un sorvegliato speciale!
Che palle!
Dopo la separazione (lei si era invaghita di un playboy da strapazzo, il parrucchiere Carmelo, tutto unticcio e impomatato, e si era messa a fare la shampista), lui era felicemente lievitato, era ingrassato 10 kg, ma ingrassato bene, eh, non solo di pancia.!
Tutto il contrario del suo commissario, testa fina, neh, ma che dopo la morte della moglie si era rinsecchito come una prugna, bah, un uomo ancora valido, ma di mezza età, e sembra molto più vecchio di quello che è. Le donne, le donne, cosa fanno, anche da morte!
Non un vizio, quel brav’uomo del commissario, non un peccato, una casa piena di libri – della moglie, era insegnante- Lui non ha problemi di alcool, il commissario, anzi, ma beve molti, troppi caffè.
Mentre lui invece ! Un fiore! Un bel fiorellone grasso e sbocciato! Merito delle scatolette e degli hamburger e forse anche delle belle bevute, fatte con gli amici, certo, il suo divertimento era anche che frequentava una palestra, tirava di boxe, era forte come un toro, e ogni tanto tirava pugni. Anche agli extracomunitari. Così, per allenarsi.
Dopo la separazione si era rasato per non sembrare più un ragazzo, ma un giovane prestante uomo, come era. Qualche bella catena, un anello vistoso al dito, unici vezzi.
Non ho problemi di alcol, io, solo qualche onesta birretta in compagnia e poi a parte questo non vado in giro per aperitivi, come certi frocetti, tutti tatuati, ombelico di fuori, che li vedi davanti al nulla, appollaiati ciondolare nei bar, e poi prendono a macchina e si spiaccicano contro un palo, puah, smidollati, gioventù bruciata.

Sputò, e gettò nel lavandino un misto di saliva, collutorio disinfettante e sangue. Ah,quelle maledette gengive avevano ripreso a sanguinare. il dentista diceva che era piorrea, dovuta anche al troppo fumo –ma lui non fumava più per la miseria, da un pezzo! E alla cattiva alimentazione. Troppa carne, e poca igiene orale. Sarà

Squillò il cellulare: “ pronto pronto? appuntato filini, è lei, signor commissario? Ossequi!”
“Ma chi vuoi che risponda al mio cellulare, caro filì (così il commissario chiamava con paziente affetto il giovane mestierante, quel soldo di cacio, ignorante come un tacco, ma un bel praticone,uno spiccio, insomma), sono le sette e mezza di mattina, hai preso la mia Fiat brava dal meccanico? Guarda che oggi devi fare un bel pezzo di strada, io sono stanco, sai, ieri sera per distrarmi da quel ….porco che abbiamo interrogato… non avevo più neanche voglia di andare al bar a vedere gli amici, allora ho guardato la televisione fino a tardi c'era una bella televendita di tappeti propri interessante e poi li sai quegli spettacoli un po'… poco hai capito insomma..C’era Moana che…”
“Certo certo signor commissario, volevo appunto dirle che sto venendo da lei con la sua macchina, bel verde fiammante tutta incerata che c’ho pensato io, sembra nuova, un gioiello, sentisse il motore adesso, e l'aspetto. Andiamo in Ciociaria, per quella storia dello squartatore.Jack er Ciocio, che dice? Magari ci troviamo anche la stampa, e…”
Basta sciocchezze, Filì, corri”. E Filini disse “comandi” e riattaccò .

Filini si vestì in tutta fretta e senza altro indugio andò a prendere il commissario.

La ditta affilati era la classica azienda sorta dal nulla con i contributi di mamma Stato. “Eh sì, quanti imprenditori si sono inventati un mestiere con i soldi della Comunità europea, da queste parti” filosofeggiava il commissario, lungo la strada. “Prima era più facile, bastava conoscere il canale giusto vale a dire un politico anche di mezza anche di mezzotacca, e che faceva a sua volta conosce solito consulente azzecca garbugli per che a sua volta aveva degli amici giusti, il gioco era fatt. Un bel business plan, qualche mese, i soldi arrivavano giusti giusti. Costruisci un paio di capannoni, ci metti dentro lavorare parenti e amici-amici anche del politico, naturalmente ….”. I pensieri del commissario furono improvvisamente interrotto da filì “commissario, siamo arrivati “. Sulla porta inaspettatamente ecco affilati junior. almeno così si presenta ai lui
“Buongiorno, Manolo affilati” dice con un filo di voce un po’ stridula il giovane, tendendo una mano molle e un po’ umidiccia verso il commissario, che lo squadra dritto negli occhi e ricambia la stretta di mano. Quando è il turno dell’appuntato, la sua stretta quasi stritola la mano dell’efebo.
“Frocetto- pensa tra sé, ma dice, con vocione tonante, visto che il commissario sta zitto” ?Manolo?Noi cerchiamo Emanuele affilati, suo padre forse? “. “ Si si, sono io, Emanuele ma mi chiamano Manolo. Mio padre è mancato 13 mesi fa, e ora la produzione e vendita di coltelli della Ditta la seguo io. Avete mai assistito alle televendite della nostra ditta? sono un vero spettacolo!. “Alla parola spettacolo si illuminano gli occhi del giovane e filini nota che ha gli occhi truccati. già come le puttane e ci scoppia dentro quei pantaloni, il tocco finale è che sono a brandelli, gli manca anche un bel rossetto e poi può andare a battere in via nazionale… come se non bastassero i capelli lunghi, il ciuffo sulla fronte quel pizzetto finto macho… un imprenditore, questo, che schifo.

“Allora Emanuele o Manolo , come cazzo ti vuoi chiamare, siamo qui per fare un po' di domande sui coltelli che avete venduto a quel pazzo che ha squartato la moglie, l’avrai letto sui giornali, no?: davvero un bel lavoro. “
“Io io non so niente di pazzi e di mogli, non sono neppure sposato, io, io vendo coltelli , ma …seguitemi, vi faccio vedere come siamo organizzati: produzione, promozione con televendite, vendita per corrispondenza lavoriamo molto bene con tele Ciociaria”
I poliziotti seguono il giovane in ufficio, e inizia a scorrere le immagini. Compare il televenditore, una bella musichetta allegra di sottofondo, “si chiama Romano Ciòni, è bravissimo” si affretta a precisare Manolo, “è un vero uomo di spettacolo esperto, ha circa 40, ma ne dimostra meno, vero? Ha un fisico! E una presenza scenica invidiabile!”
Fili guarda di sottecchi il commissario: anche lui ha poco più di 40, anni ma sembra il papà, anzi il nonno di Romano. Saranno le borse sotto gli occhi, i pochi capelli, le troppe indagini quei 10 chili di troppo, quei denti ingialliti dai troppi caffè e dal fumo…
Manolo continua, con voce querula ed eccitata “ quando era giovane è stato anche attore in radiodrammi il buon successo a livello locale. Sentite che bella voce ha, calda e avvolgente, è toscano ma non si sente, vero? Questa televendita è un piccolo capolavoro, e poi il settino l’ho curato io, ma sentite la voce, non aggressiva ma suadente, provate a chiudere gli occhi! Comprereste anche voi i nostri prodotti, no? Ogni volta che va in onda ci fa aumentare il fatturato e di molto!

“Sarà” interrompe bruscamente il commissario”mentre filì< sta pensando “con quel sorriso da scemo e superiorità stampato sul volto” , “ io preferisco le televendite fatte dalle belle signorine, , e poi i coltelli mi interessano solo per questa indagine, meglio i tappeti…i colori, le trame, lo Shiraz, per esempio,

“Commissario” lo interrompe il filini temendo che parta per la tangente con la sua mania della astrazione, lo conosce lui, è capace di parlare di tappeti per delle ore”ci risulta dal verbale che le consegne dei fanno due uomini, due rumeni, li vogliamo interrogare?”
“Ah beh… balbetta il giovane”si, le fanno loro ma.. sono arrivati da poco e sapete… stiamo sono sarebbero vorrei dire che… insomma non sono proprio assunti assunti”
“cosa vuol dire? Che tenete gente in nero?” E che girano con un furgono vostro? E se succede un incidente?”
Ah ma noi… il commissario di zona, con cui mio papà aveva buonissimi rapporti, sapeva che, insomma, chiudeva un’occhio, sapete, ce ne sono stante di situazioni così, qui, e allora…

sabato, marzo 10, 2007

Eccoci qua: dovremmo aver inserito le ultime due riscritture del compito su 'il cielo in una stanza' di gino paoli. I tempi per la storia a bivio su cappuccetto rosso saranno più lunghi, in quanto ricreeremo la storia a bivio utilizzando i vostri testi come scelte nel corso del gioco/racconto, in una pagina speciale. Appena tutto sarà pronto lo annunceremo anche qua sul blog. Intanto sappiamo che siete alacremente al lavoro sul testo noir: non perdete tempo, manca poco! Buona scrittura.

ultimi due compiti della riscrittura di gino paoli

(di Antonia A.)

Tu sei lì da solo.
La stanza ha una brutta carta da parati.
Il soffitto viola esclude il cielo.
Non voglio stare lì con te abbandonata.
Il mondo fuori brulica di vita.
Non c'è più il suono dell'armonica.
Non vibrava per noi come un'organo.
Il suono fastidioso si alzava verso
un cielo piccolo come un fazzoletto vuoto.

(di Giammauro G.)

“Ha mai pensato alla frase Se questi muri potessero parlare?”
“Mmh.. Non saprei, ma.. no.. credo di no.”
“Beh, pensi invece a quante cose i muri hanno visto, quanti segreti magari custodiscono. Immagini, che so, se la tappezzeria, proprio quella che lei sta mettendo qui, avesse un qualche potere”.
“Potere? Tipo?”
“Boh.. magari quello di rendere invisibile una stanza agli occhi del mondo.. immagini se tutto quello che accade lì dentro, rimanesse un segreto.. Niente vicini che ascoltano, niente occhi curiosi dalle finestre di fronte. Riesce ad immaginarlo?”
“Beh, un po’.. ma lei per esempio, se avesse una tappezzeria così, cosa farebbe?”
“Io? Oh mio Dio.. non lo so.. forse.. mi metterei libera, cioè.. sì, voglio dire.. nuda.. e poi forse dalla mia stanza senza più pareti guarderei il cielo, gli alberi infiniti intorno..”
“E così.. lì dentro, come si sente?”
“Libera.. senza freni.. con la voglia di fare tutto ciò che nessuno mi potrebbe mai proibire”
“E poi?”
“E poi vedo un uomo accanto a me, che suona per me. Un’armonica, un organo, una musica sensuale che ci trascina e ci fa abbandonare come se non ci fosse più niente al mondo”.
“Mi piacerebbe poterle regalare quella tappezzeria, lo sa? Sembrava felice”.
“Non è detto che questa stessa tappezzeria che mi sta mettendo lei, non possa avere lo stesso effetto..”

domenica, marzo 04, 2007

(Simone S.)

Eleonor Neverick fu trovata in atti di stregoneria :
fece sparire le pareti della stanza, nel tentativo di scappare, al loro posto comparirono alberi infiniti; il soffitto viola scomparve e noi ci sentimmo abbandonati come non ci fosse più nulla al mondo; dal nulla suonò una armonica ma a noi sembrava un organo che vibrava nell’immensità del cielo solo per noi. Se ne deduce la sua colpevolezza. La si condanna alla impiccagione.

(Stefania G.)
Non ci sono, stai sognando
nel tuo castello con muri in pietra
e qualche piccolo bonsai.
Il soffitto ti sembrerà viola per effetto dell’LSD
e il cielo non si vede proprio.
Sono fuggita
perché voglio viaggiare
e scoprire il mondo.
Il frastuono che senti sono le mine
della galleria dell’autostrada in costruzione
nelle viscere della montagna
sottoterra, solo per te, sottoterra.

(Francesca C.)

25 parole

(Solo) insieme a te
vola il soffitto viola
(mi) appaiono alberi infiniti e infiniti cieli
noi abbandonati nella musica vibrante dell´armonica
persi nell´immensità del cielo

28 parole

Quando siamo uniti
si squarcia il soffitto viola
ecco infiniti alberi
ecco il cielo sopra noi
abbandonati
il mondo fuori
vibra un´armonica per noi
nel cielo immenso

29 parole

Noi due uniti
ecco boschi di alberi infiniti
ecco volare via il soffitto viola
ecco il cielo sopra noi
abbandonati
vibra un´armonica
per noi nell´immensità del cielo

(Mauro G.)

Basta non ce la fo’ più, questa tutte le volte che me la trombo vede i cieli in sta stanza.
Raga ,ma è possibile appiccicosa mielosa e visionaria, me la sono trovata, non esiste ,basta.
Il soffitto viola, ma è daltonica , soffre di discromatopsie?
Solo noi abbandonati ,la solita solfa un cavolo io ho tutto il mondo ,un sacco di cose , voglio uscire fuori, voglio fare l’amore dovunque ,altro che stanze e cieli.
Io avevo bisogno di una persona concreta , duttile , versatile ,non di una pazza furiosa che tutte le volte che si fa l’amore vede gli alberi , il bosco e …gli gnomi ,ma lasciamo stare, che sono già rovinato così, adesso sta visionaria come faccio a mollarla…hanno suonato al citofono ..è lei, ceniamo e usciamo …poi vedrò ( sic!)…

(Renato L.)

Donna: “Ciao bello.”
Tappezziere: “Buongiorno signora!”
Donna: “Ma cosa bisogna fare per farsi dare del tu da te?”
Tappezziere “Niente di speciale, signora. Io do sempre del tu ai miei coetanei”
Donna (col sembiante del pugile che riceve un diretto inaspettato, accusa il colpo, ma si ricompone e rimane in piedi): “Stai facendo davvero un bel lavoro, grazie al tuo tocco questa stanza pare non avere piu’ pareti, ma alberi”
Tappezziere: “La ringrazio, signora. Non capisco però perché abbia lasciato quel soffitto viola.”
Donna: “Non preoccuparti, quando sei qui con me quel soffitto viola non esiste piu’.”
Tappezziere: “Vede il viola solo in mia assenza, signora?”
Donna: “Vedo il cielo sopra di noi”
Tappezziere (sinceramente stupefatto): “Siete un’astrologa?”
Donna: “Sì, certo. Ma l’hai mai avuta una donna vicino?”
Tappezziere: “Ho avuto ragazze, sui venti-venticinque, ma donne vissute, a parte mia madre e mia nonna no”.
Donna (che stavolta incassa un doppio gancio alla mandibola, ma non getta la spugna): “E non sei stanco di ragazzine che non possono insegnarti nulla?”
Tappezziere: “Credo di potermi accontentare”.
Donna: “Già, accontentarti. Ma se solo tu ti abbandonassi come se non ci fosse piu’ niente al mondo, mentre in cielo suona un’armonica, per me e per te”.
Tappezziere: “Armonica nel cielo?”
Donna: “Si, un’armonica che vibra come un organo, su, nell’immensità del cielo, se capisci”.
Tappezziere: “Devo indovinare?”
Donna “Sì, fallo!”
Tappezziere “Beh, mio nonno durante la guerra era in aviazione e mi ha detto che gli Stuka, sa, gli aerei tedeschi, avevano sotto l’elica una sirena che durante le picchiate dal cielo faceva un rumore terribile per spaventare il nemico, e sembrava il suono di un’armonica come se ci soffiasse dentro un gorilla. Lei ne ha visto qualcuno?”
Donna: “Ti pare che io possa aver visto l’occupazione tedesca? Ma dì un po’, quanti anni credi di potermi dare?”.
Tappezziere: “Darvi degli anni? Cosa avete combinato?”.
Donna: “La follia piu’ grande, innamorarmi di te!”
Tappezziere (Allarmato): “Voi non state bene signora, forse è per questo che non distinguete il viola e sentite suonare nel cielo, sarà la labirintite, volete un medico?” (La donna non riesce a replicare. L’arbitro finisce il conto e dichiara il k.o.)

giovedì, marzo 01, 2007

Quarto incontro: letti i frizzanti compitini su gino paoli si è passati ad una incursione su interactive fiction e gamebook, per poi dissezionare cappuccetto rosso e trasformarlo in una struttura ad albero. Per chi non c'era non ci sono nuovi compiti, ma non vorrei essere nei loro panni la prossima volta!
Entro fine settimana arriveranno tutti i materiali on-line. Stay tuned!