venerdì, febbraio 23, 2007

riscrittura della riscrittura di berto e moglie nell'auto di nori

(riscrittura di Francesca Curi)

Eccoci qui, in questa autostrada, il ronzio del motore mi culla, come le fusa di un gatto, ron, ron, ron, mio marito sta finalmente zitto, e riesco a godermi questi rari momenti di pace, piedi all'aria. Goduria!

Lo so, lo so, anche ad occhi chiusi, sta per aprire bocca, col solito tono lamentoso per dirmi che è maleducato, non da vera signora togliersi le scarpe e stare con i piedi all'aria appoggiati sul cruscotto, ma io ci sto così bene e me ne frego.
Sì, decisamente, me ne frego di lui, della sua piccola aria da opportunista borghese, del suo perbenismo di facciata, dei suoi malanni immaginari o reali…ah, potessi tornare indietro ai miei diciott'anni, quando viaggiavo, capelli al vento sulla spider di mio cugino Giovanni. Lui sì che mi faceva mettere i piedi all'aria, ed era una bellissima sensazione, capelli al vento, l'aria del mare che mi entrava a pieni polmoni, il sale sulla pelle, liberi e pronti per conquistare il mondo!
Invece adesso guarda qui come sono ridotta! A vent’anni ho sposato un Mario qualunque, perché piaceva tanto alla mia mamma, rimasta vedova. Un ragioniere di piccolo paese, grigio come un topo già a trent’anni, mezze maniche, il classico buon partito. E all'inizio mi piaceva anche, almeno un po'. Mi faceva sentire grande. Mi piaceva quella sua aria perbene, il leggero profumo di acqua di colonia, i completi di buon taglio, e poi... la prima volta che mi ha portato al teatro… insomma, io mi sentivo una vera signora. La pelliccetta, la borsetta lucida, i primi tacchi. Eravamo una bella coppia, dopotutto! E poi…

Toc! Toc! Toc Luuuuuisa tira giù quei piedi per favore, ti preeeego, ricordati che sei una signora, anche se non sembra. E non dirmi che lo fai per nostro figlio, perché così senti meno il dolore e il peso della pancia! Sto guidando pianissimo e … basta, smettila di fare quella faccia! Pensa a me, ai miei dolori, alla mia ulcera, cosa credi…ma mi ascolti? Apri gli occhi, perdinci!
Basta sono stufo. Lo so, lo so, Leopoldo, il tuo primo fidanzato , LUI si che era un gentleman, studiava da dottore, LUI, non era un semplice ragionere,come me, LUI, e non ti avrebbe fatto fare un viaggio così lungo su un'auto così vecchia, LUI,…ma non voglio tornare su cose già dette.
Lo sai, anche per colpa tua le spese sono state tante e ora anche questo figlio, e il mutuo, il mio lavoro che, per la mia malattia, insomma non è più lo Studio che aveva mio padre ai suoi tempi, capiscimi…e tu non hai certo le buone abitudini da donna di casa di mia madre!
Eh sì, e lui parla, parla, parla, in un soliloquio solitario e muto, frammisto a mugolii di dolore per la sua presunta malattia del rene mobile, insieme ad altre fandonie, che conosco già.
Ma dico io, se non avesse prestato tutti quei soldi a sua sorella, per quel debito di gioco, ora questa vecchia auto gialla sarebbe una bella nuova macchinina fiammante, e saremo già arrivati da un pezzo.

E ora, che succede? Ecco, l’auto sbotta, tossicchia, ansima, geme, proprio come il suo proprietario e infine si ferma, con un ultimo sussulto. In coma? Agonizzante? Morta?
Apro gli occhi con un sospiro. Cosa c’è, adesso?
Siamo fermi.
Nella disgrazia, ecco un piccolo miracolo: la colonnina del S.O.S., antica e fidata compagna di viaggio, tutta bottoncini colorati, è vicina. Siamo salvi! Arrivano i nostri.
Mio marito scende, sbattendo con violenza la porta, sbuffa, va alla colonnina, schiaccia tutti pulsanti, inveisce al vento, cercando un telefono che non c’è (ha sempre avuto problemi con la tecnologia….) e torna verso l'auto, grugnendo un ecco, sei contenta? Adesso puoi tenere i piedi all'aria finché vuoi, siamo fermi. L’ avevo detto io! E ora chissà se e quando arriva il carro attrezzi! Siamo mica in Svizzera qui!
Va bene, va bene, non siamo nella Svizzera della tua cara mamma, dove tutto fila come un orologio, le mucche fanno il latte a comando, il formaggio ha i buchi perfettamente tondi e gli orologi fanno cucù! Che palle!
Provo dirgli, con voce trattenuta, ma caro siamo vicini a Parma, vedrai che arrivano, bisogna… ma certo mi interrompe lui, siamo mica nel Burundi! E se siamo vicino a Parma, visto che devo trovare anche un bravo dottore, un urologo che mi rimetta a posto, già che ci sono faccio un bel controllo anch’io, oltre alla macchina! Ma chissà quanto costa e adesso tocca pagare anche questa riparazione e il meccanico…e il dottore!

Meno male che in quel momento arriva il carro attrezzi, ed è anche bravo il meccanico, ci fa anche lo sconto, forse impietosito dal fatto che c’è un bebè in arrivo, dalla mia aria disperata e dal fatto che mio marito sta facendo la solita Geremiade di tutte le spese che ha da fare, e gli ha fatto vedere la solita tesserina ACI scaduta da un anno, e il trasporto è gratis, solo € 250 per la riparazione. Alleluia!
Ma adesso stiamo bene, trasportati sul carro attrezzi, anche se …che strano, c'è un odore… un odore dolciastro, nauseabondo…ho anche un po' di nausea. Non so, non è che per caso mio marito si è dimenticato nel cofano qualche sostanza, con quella mania che ha lui di portare quando va in campagna i polli e le galline e il letame…magari hanno fatto qualche ricordino ! Ah, che schifo, e non se n’ è neanche accorto, ma si sa, gli uomini non sanno cosa sia l'igiene.

Ora siamo arrivati, tirano giù la macchina, già che ci sono controllo io, per non far brutte figure, vediamo un po’ il cofano, sì sì, la puzza viene proprio da lì, ma non riesco ad aprire, acci… mi si è rotta un’unghia, uffa, ecco, ci siamo, ecco fatto! Oddio, e questo.. cos’è o meglio.. chi è?
Non è certo una gallina!