domenica, febbraio 25, 2007

fiction di mozzi con stile caron più personaggio femminile

(riscrittura di Mauro G.)

Posteggiò l’auto, una vecchia Uno color rosso, un rosso ormai sbiadito come i suoi sogni ,davanti alla chiesa.
La ghiaia scricchiolava soffice sotto le ruote della macchina e lei pensava , già pensava , forse nella sua vita avrebbe dovuto pensare di meno e agire di più.
Lei , una donna sulla quarantina dai capelli di un colore indefinito, per tutte le tinte che cambiava come avesse indossato una maglietta, ricordava quando aveva scaricato con una smorfia quel operaio scrittore , scrittore un poco fallito a dire il vero, per quei sentiti dire e per quella superficialità che per molte donne è come un cagnolino al guinzaglio che si portano appresso per tutta la vita.
Aveva trovato lui ,ragazzo integerrimo e soprattutto bene ,insomma uno che viveva comodo anche grazie alle conoscenze dei suoi, che gli avevano procurato una casa in affitto, e’ vero sempre in affitto, ma molto agevolato, insomma 163 euro per una casa di sei vani e mezzo erano buoni in attesa che i suoi avrebbero provveduto al meglio.
Ora era lì davanti alla chiesa in attesa di parlare con il prete per scaricarsi i molti rimorsi di coscienza che si portava dentro a quello cosa che molti chiamano anima.

Don Mario stava ancora levandosi i suoi paramenti sacri quando qualcosa disturbò il suo fare.
Qualcuno entrò in sacrestia.

Il fiato affannoso , quasi spasmodico tradì la sua presenza, ma nulla valse al suo fare, prese il sacerdote quasi di sorpresa , ritrovandosi alle spalle dello stesso.
Don Mario si era quasi girato, ma anche dimenandosi con tutte le sue forze non riuscì a liberarsi da quella morsa, lanciò un grido soffocato dalla sua stessa veste che si ritrovò in bocca, giù sempre più giù.
Non capiva, non poteva sapere perché,o forse si, ma sapeva che stava per morire soffocato dalla sua stessa tunica.

Il suo viso diventò rosso, sempre più rosso, poi violaceo, cianotico, aveva le narici chiuse ormai da un po’e i polmoni chiedevano aria ossigeno. Lui rimase avvinghiato al prete per alcuni minuti,quasi in una danza macabra che gli aveva fatti scivolare a terra, non voleva che fosse soltanto svenuto,ma voleva essere certo che la sua opera fosse compiuta fino in fondo, fino alla fine.
Pensava , pensava a che dire se fosse entrato qualcuno cosa avrebbe detto, cosa si sarebbe inventato,poteva dire che era svenuto, magari per uno sbalzo di pressione, il prete soffriva di ipertensione grave , lo sapevano tutti ,visto che andava spesso in ambulatorio per misurarsi la pressione perché non voleva e non credeva a quelle diavolerie elettroniche che consentivano a tutti una misurazione quasi precisa della stessa.
Ma ormai era fatta, tanto una volta sentita la notizia in tv nel telegiornale locale, tutto si sarebbe trasformato ancora una volta in finzione, perché ormai tutto è finzione, dalle belle modelle, alle veline che si mettono quasi esclusivamente con i calciatori, alle belle donne che cercano sicuramente e prima di tutto una vita più possibilmente comoda, per sfornare magari figli da usare come arma di ricatto o salvadanai viventi.
In chiesa qualcun altro avrebbe prese il posto sul pulpito e tutto sarebbe andato via via normalizzandosi e lui si sarebbe sentito bene, avendo ucciso un semplice attore di questa vita.
Rumori dei passi , la porta che si apriva e Daria che entrava.
Tutto si svolse velocemente , il grido di lei , lui che gli saltava addosso, la lotta, il candelabro che colpì la sua testa stordendolo e lei che in preda al panico scappo quasi miracolata .

Senza pensieri e sconvolta dalla scena che aveva visto uscì dalla sacrestia dopo aver preso un crocefisso da tavolo, quasi automaticamente da usare come difesa, ma inspiegabilmente una volta fuori dalla chiesa non prese l’auto , forse non ci pensò neppure impazzita dalla paura .
Correndo a perdifiato verso la piazza del paese per dare l’allarme, si mise a piangere ,forse liberandosi dei suoi rimorsi… qualcuno aveva aggredito il prete ...
Pensava , voleva e sperava che il prete fosse ancora vivo, ma la scena era inequivocabile, disteso con la bava che usciva dalla bocca , la veste appallottolata dentro in fondo ,quasi tutta a deformare il suo viso e lui sopra a tenergli le narici ,trionfante con un ghigno di piacere e soddisfazione. Nella mente e davanti agli occhi ancora quelle immagini freschissime che non gli facevano sentire la fatica di quella corsa a cui non era abituata essendo un’impiegata con una vita piuttosto sedentaria, a parte un poco di piscina.

Tutto sembrò perduto , l’aveva riconosciuto, sapeva chi era?
Non credo , non abitava in paese.
Si alzò vide dalla finestrella che dava sul cortile la macchina rossa ,allora ragionò subito ,doveva prendere quella auto fosse costato qualsiasi cosa, tanto la sua l’aveva abbandonata indietro fuori dal paesino .
I galli cantavano, cosa avevano da cantare i galli del prete, forse per la loro vita stessa visto che ormai morto il sacerdote nessuno avrebbe messo in padella quei stupidi pennuti senza la facoltà del volo.

Trovò le chiavi appese al cruscotto e questo gli facilitò il compito .
Non c’era nessuno, la chiesa si trovava su una piccola ascesa che dominava il promontorio da cui si vedeva un piccolo molo per barche di diporto, poi il paese che si stendeva in fondo alla costa chiuso fra il mare e le colline che traboccavano vista la stagione di vitigni con grappoli pronti per il raccolto.
Anche lui aveva raccolto , una soddisfazione padroneggiava dentro se , mentre i gabbiani con il loro stridere sembravano dirgli perché ?Ma lui sapeva perché dentro al suo pensiero sapeva …tutto era fiction, tutto sarebbe stato irreale quando ne avrebbero parlato televisione radio, specialmente quando il piccolo giornale locale avrebbe scritto il tutto.
Doveva far presto la ragazza gli era sfuggita.
Prese il corpo del prete e non senza fatichi riuscì a infilarlo nel portabagagli, non c’erano altre macchine nel piazzale e tutto sommato a parte i graffi che aveva nel viso poteva andare tutto bene…
Mise in moto e si punto il muso dell’auto verso la strada provinciale dalla parte opposta del paese poco lontano.