lunedì, marzo 26, 2007

situazione III

Una cucina come altre, tranne che per il cadavere di una donna, bionda, di bell’aspetto, dai trenta ai quaranta anni, squartata e sviscerata che giaceva per terra tra il tavolo e la lavastoviglie.
Per darsi un’aria da duro l’appuntato Filini si accarezzava i baffi che si era fatto crescere da poco per compensare, così dicevano i suoi colleghi maligni, la perdita dei capelli. Anche se spesso per questo suo atteggiamento da duro finiva per essere preso in giro, però gli volevano tutti bene, sapevano che faceva finta di offendersi e il suo comportamento serviva per sconfiggere la timidezza. Non era riuscito a finire le scuole e non poteva così aumentare di grado, ma era un valido aiuto poiché per il suo senso pratico riusciva a tenere con i piedi per terra il commissario per le sue idee che non avevano corrispondenza con la realtà.
In quel preciso momento, infatti, il commissario, un uomo di mezza età che però dimostrava più dei suoi anni, si stava estraniando anche se sembrava semplicemente pensieroso. Dopo aver cominciato guardarsi intorno e aver visto sul bancone del lavandino un pacco aperto, con i nastri tagliati e un set di coltelli, diciassette coltelli professionali, aveva letto sulla scatola: “ Wusthof Germany - Ceppo Coltelli Grand Prix sette pezzi - Faggio “. Cominciò così a giocare con il suo Zippo, un accendino a benzina che gli aveva regalato la sua ex moglie, accendendolo e spegnendolo. Un mese fa lo avrebbe usato per accendersi un bel Toscanello all’aroma di caffè, ma aveva deciso di smettere di fumare e ora gli serviva solo per concentrarsi meglio sui dettagli. Quei coltelli gli aveva già visti da qualche parte. Dove?
La sua mente vagava nel buio, poi improvvisamente una luce simile ad una fiamma blu gli illuminò la strada. Si ricordò che la sera prima aveva visto in televisione, tra una pubblicità dei telefoni erotici e l’altra, una televendita proprio di questo set di coltelli.
“ Che strano… “ pensò “ …Trovarli appena acquistati e usati così! “.
Certo, in effetti, utilizzare quelle belle lame nuove d’acciaio per uno scempio del genere al commissario sembrava uno spreco. Però senza di esse quel metodo di macellazione così particolare non sarebbe riuscito. In gergo si chiamava iugulazione, essa consente, utilizzando un preciso coltello, di recidere le vene giugulari con precisione per permettere il completo dissanguamento della carcassa. Per poi procedere allo scuoiamento, all’eviscerazione e al taglio longitudinale servendosi di altri due coltelli. E si trovavano tutti e tre sporchi di sangue nel lavello.
Un’atra domanda sorgeva nella mente del commissario: il sangue e le viscere dove erano finite?
Nel frigo c’erano solo alcuni pezzi della donna come se qualcuno volesse conservarli per mangiarli successivamente. Quel qualcuno forse era il marito. Uomo alto di bell’aspetto, distinto, capelli e occhi neri. Era stato trovato in casa tranquillamente seduto a mangiare al tavolo in cucina vicino alla vittima.
- La smette di mangiare? - disse il commissario mettendosi al fianco dell’uomo - Come fa a mangiare con uno scempio del genere? Confessi è stato lei ad uccidere sua moglie? -
- Non mi ricordo… - rispose l’uomo guardando il commissario con occhi assorti - …Forse… Sicuramente avrei voluto. Era tanto tempo che volevo liberarmene, mi rompeva con questa storia del figlio! -
- Quale figlio? - domandò sedendosi di fronte - Di che parla? -
- Lei ne voleva uno, e me la menava sempre con questa storia…Poi era pigra, mi toccava pagare una domestica per i lavori in casa. Ora non c’è più... Ora sto meglio… -
- Ha mai visto quei coltelli? -
- Non mi ricordo, gli avrà ordinati mia moglie tramite quelle televendite. Aveva il vizio di comprare quelle cavolate con la mia carta di credito! -
- Quindi è stato lei? -
- Non lo so! - gridò l’uomo.
- Si calmi! Solo un’ultima domanda, che lavoro svolge? -
- Io sono un elettricista, e per pagare i suoi vizzi lavoro dodici ore al giorno…-
- Capisco! - disse pensieroso e si alzò dal tavolo dirigendosi verso i fuochi del piano di cottura dove sopra era appoggiata una moka.
- Ha fatto il caffè? - chiese all’uomo.
- Si, prima che arrivaste! -
- Posso prenderne un po’ ? -
- Certo! -
Uno dei poliziotti fermò la mano del commissario prima che prendesse la moka.
- Che fa Signore? Potrebbe inquinare le prove! -
- Non ti preoccupare ragazzo, la scientifica a già fatto il suo lavoro… Poi sicuramente la vittima non è morta sotto i colpi di una moka, non credi? -
- Si, mi scusi Signore! - rispose il poliziotto lasciando la mano al commissario.
Il quale sì verso una bella tazza di caffè bevendolo senza zucchero come piaceva a lui. Riprese in mano lo Zippo, mentre sorseggiava il caffè, e la sua mente cominciò a vagare per corridoi bui con bivi infiniti. Non trovava una soluzione per quanto riguardasse il sangue e le viscere e non era il caso di chiedere altro al presunto colpevole, poiché sembrava confuso e sull’orlo di una crisi di nervi. Cominciò cosi a pensare prima a qualcosa di plausibile come qualche setta satanica, forse avrebbero potuto usarli per qualche strano rito. Avrebbe dovuto in ogni modo essere qualcuno che la donna conosceva o aspettava per farlo entrare in casa. Chi aspettava? Poteva essere il fattorino che aveva portato il pacco contenente il set di coltelli. Certo e questo poteva essere un appartenente ad una setta satanica perché no? Oppure poteva essere stato veramente il marito, che facendo in precedenza un corso di macelleria, avrebbe poi ordinato i coltelli per utilizzarli sulla moglie. Addirittura il macellaio di fiducia della signora, che offeso dalle critiche della medesima, volle dare visione della sua bravura nel tagliare le carni a spese della vittima. Il commissario poi cominciò ad andare indietro con la mente fino alla televendita che aveva visto la sera prima, e cominciò a pensare che la vittima potesse essere stata la millesima cliente ad acquistare il set. Quindi aver vinto la visita a casa del Chef Tony, il cuoco che pubblicizza il set di coltelli, e che questo in un momento di follia gli abbia provati su di lei per poi portarsi a casa sia le viscere che il sangue, chissà forse per fare nuove ricercate ricette. Questo delirio fu fermato da una mano che si appoggiò sulla spalla del commissario e lo destò.
- Commissario! - disse Felini che si era avvicinato proprio perché lo aveva visto assorto.
- Cosa sta pensando? Non cominci a fare supposizioni assurde! -
- Hai ragione, ma ho tanti dubbi! -
Il commissario e l’appuntato si diressero verso l’uscita dell’appartamento. Scesero le scale e proseguirono verso la macchina del commissario, una fiat bravo verde. Qui il commissario frugò nelle tasche e prese le chiavi dell’auto passandole a Filini che prese il posto di guida perché il suo superiore odiava guidare soprattutto nel traffico, visto che la patente l’aveva presa solo per la sua ex moglie e sua figlia quando ancora abitavano tutti insieme. Ora abitava da solo ma possedeva ancora quella diabolica macchina, che come un vampiro succhia il sangue alla sua vittima, essa ripuliva il conto bancario del commissario tra benzina, assicurazione, bollo e manutenzione.
“ Non bastavano gli alimenti che devo passare alla mia ex? “ pensava.
Dopo quello che aveva visto oggi, stava ponderando che forse si poteva fare la stessa cosa con la sua auto, ovvero smembrarla pezzo per pezzo e liberasene per sempre. Avrebbe potuto portarla in campagna, facendo finta di andare in gita per ingannarla. Dopo di che, fermo in posto isolato, avrebbe aperto il bagagliaio tirando fuori una mazza per i vetri, un cannello con bombole d’ossidoaccetilene per tagliare la lamiera. Poi avrebbe lasciato i pezzi sparsi per tutta la campagna. Sarebbe poi tornato a casa in taxi. Questa sua fantasia fu spenta dalla voce del collega.
- Allora che ne facciamo dell’uomo? -
- L’unica cosa da fare è portarlo in questura! Ragazzi… - rivolto a due poliziotti che erano fuori dal portone - …Leggetegli i suoi diritti e portatelo dentro! -
- Signorsì! - risposero in coro, entrarono nell’appartamento, lo presero a braccetto uno a destra e uno a sinistra, portandolo di forza fuori dalla cucina fino alla macchina di servizio.